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È anche il palco nel quale sta l’organo, o si affacciano persone per vedere e non esser vedute. Gl’invitati si mettono in punta di piedi, allungando il collo per vedere o sentire, e la novizia con voce flebile e tremante legge la sua petizione.

Il deserto lo ha ucciso. Un anno intero è durata la lotta del viaggiatore col deserto, dell'atomo coll'infinito. Non sappiamo nulla di questa epopea e non la sapremo mai, possiamo colla temeraria fantasia riprodurcela. Che cosa è un giorno nel deserto con quell'arena, con quel sole, con quel cielo, quando nessuno ci vede e nessuno ci ascolta, quando si può ridivenire vili senza avvilirsi ad alcun occhio; quando si può piangere ed è inutile, o si può essere ancora impassibili e quest'eroismo pel quale la gloria non esiste può rimanere sopraffatto istantaneamente dal primo leone che passa o dal primo insetto che vola? E la notte col terribile freddo della evaporazione quando le sabbie nelle quali si è coricato si assiderano e non si ha che lo stesso mantello che al meriggio ci riparava dal sole, e le stelle si affacciano nel cielo diventato di un sereno vitreo, e il deserto è ancora biondo ma percosso da urli di animali vaganti per la notte in caccia? Dove sar

³³² Vedi vol. I, cap. II: Su e giù per Palermo, p. 18. I prigionieri aggrappati alle spranghe della Vicaria, gli ammalati della Infermeria specialmente, fissano atterriti il mare di teste che fluttua irrequieto. Dalle finestre, dalle terrazze, dai tetti, dai cornicioni si affacciano, si protendono, penzolano come grappoli di corpi umani migliaia di persone.

Alcuni si affacciano alle terrazze tonde, prue illusorie con alti pennoni e bandiere addormentate. Ben diverse da quelle che aizzavano come mantici il fuoco del sangue nelle risse per l'intervento. Altri vanno oscillando su passerelle che ricordano i transatlantici.

Ma echeggia un grido potente, non interrotto, che fa rintronare da un capo all'altro la strada; le finestre si spalancano con forza; le vecchie, rimaste uniche in casa, si affacciano, si spenzolano, agitano le loro pezzole; un fremito nuovo di gioventù rianima quelle fibre affralite dagli anni: non è il vincitore d'ingiuste battaglie quello che passa, è l'apostolo delle cause giuste, è il propugnatore dell'umanit

Giuliano diventa, nei discorsi di Gregorio, un tipo infernale intorno a cui si addensano le più oscure e stolte leggende. Una volta, mentre stava sacrificando, le viscere delle vittime gli si disposero in forma di una croce incoronata; gli spettatori ne sentirono terrore, ma l’empio apostata spiegò l’apparizione come un simbolo della sconfitta del Cristianesimo³⁶⁴. Un’altra volta, Giuliano, guidato da un maestro dei sacri misteri, discende in una caverna. Ed ecco egli ode suoni orrendi, ed ecco gli si affacciano fantasmi spaventosi. Atterrito Giuliano, quasi senza pensarci, come difesa contro i demoni malvagi, ricorre all’esorcismo a cui era, da fanciullo, abituato e si fa il segno della croce. E tosto i rumori cessano e i demoni scompaiono. Due volte si ripete lo strano esperimento, due volte constata Giuliano la potenza dell’esorcismo cristiano. Egli è scosso; ma il maestro d’empiet

Ed oggi tutti i giovani che si affacciano alla vita con gesto e intento di rinnovatori affettano indifferenza per il problema religioso ed ecclesiastico, quando non giungono alla aperta confessione di simpatia per la chiesa di Roma; e i seguaci di questa, vuoti di inquietudine spirituale, si servono sfacciattamente del vincolo religioso e dei mezzi ecclesiastici per la loro conquista terrena, di prevalenza politica e di dominio. E di fronte ad essa stanno l'indifferenza degli scettici e una democrazia preoccupata d'altro e un anticlericalismo che dommatizza a sua volta ed eccita odî religiosi, perchè non è giunto ancora al concetto della laicit

Il suo sguardo sarcastico e freddo radeva con una specie di antipatia que’ marciapiedi popolosi, quella gente verbosa e pigra, che forse non arriverebbe mai a concepire la strada come un semplice luogo di transito, bensì come un ciarliero ed ozioso ritrovo, al quale si affacciano, e ridono dietro vasi di erba cedrina, le fanciulle nascoste nell’ombra del mirador, e dove sboccano i pettegolezzi del patio, dove si guardano le belle donne, dove si fumano le migliori sigarette, sparlando a voce bassa della gente che s’incontra per via.

Fra poco le recluse avrebbero udito la campana della sveglia e sarebbero scese a borbottare le solite preghiere nella penombra di quel tempietto freddo e malinconico, i cui quattro finestroni affacciano sul tortuoso vicolo afrodisiaco intitolato dallo stesso nome delle prigioni e frequentato da soldati e da male femmine.

Del resto, mettete pure che il padre Anacleto non pensasse nulla di tutto ciò che son venuto esponendo. Egli andava su e giù, non pensando affatto; faceva come l'ubbriaco, che cerca un filo e non lo trova, o che, vedendone parecchi, tra le idee confuse che gli si affacciano alla mente, non ne afferra nessuno.