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Intanto la Sirena solcava l'onda cristallina dello stretto, ed un flebile raggio della luna spuntante dalla frondosa cervice dell'Aspromonte, illuminava l'orientale meraviglia di quelle sponde incantate.

È anche il palco nel quale sta l’organo, o si affacciano persone per vedere e non esser vedute. Gl’invitati si mettono in punta di piedi, allungando il collo per vedere o sentire, e la novizia con voce flebile e tremante legge la sua petizione.

La Regina Elena e Yole non risposero, che quella col prendere il liuto, questa con ripetere sotto voce le note della canzone: quando si furono accordate, Yole cominciò così: «O disiose vergini in mesto suon di pianto Eco mi fate, e tacite Deh! mi posate a canto; S'inalza omai la flebile Ballata del dolor. Vivea ne' che furono Lutalto, un cavaliero; Caso, o vaghezza, il trassero Un giorno a un monistero, Dove ascoltava un cantico, Che gli scendea sul cor. Leva la fronte: il supplice Contempla la giulía, Di raggio eterno florida, Sembianza di Lucia, Che si confuse ai teneri Sensi del primo amor. più ei la mira: assiduo Poichè cercolla invano, Morto di speme l'alito, L

Ma intanto che egli s’era posto a sedere sopra un masso vicino, le donne avevano scorto che portava con un musicale strumento. Sicchè vaghe com’erano d’udire qualche armonia; rara sorte in que’ poggi, se non fosse stato talora il suono del liuto di madonna Selvaggia, da qualche tempo però tanto meno frequente; fu un muoversi tutte e far pressa e preghiera al buon Romeo di toccarne le corde. Di che ei per la cortesia ricevuta volle subito compiacerle, aggiungendo che avrebbe anche tentato di far loro udire una certa canzone. Allora esse gli si misero in cerchio, e posarono al piede i brocchetti. Trepidanti poi, le più giovani in specie, per l’atteso piacere, ma pur raffrenando la naturale allegria, s’imposer silenzio, e non intesero che ad ascoltarlo. Sicchè ei levatosi in piè, e toltosi dal fianco il liuto, e trattone un breve preludio, su flebile arpeggio, in questa guisa cominciò a cantare: Son Romeo che mari e monti Notte e finor varcai. Strani casi ed ho racconti Che palesi non fur mai: Vera e mesta istoria è questa Che narrar da voi s’udr

Nell'erba era un guizzare di lucertole, un rincorrersi d'insetti, un fremere di vita fra le tombe dei morti; un monotono, flebile suono di zizzio e stridio, e susurro, che rompeva il silenzio senza disturbarlo. Lucia si guardava intorno; ricordava persone conosciute nei nomi scolpiti nei cippi e nelle croci. Quanti non erano morti dalla sua infanzia in poi!

Il suo portamento era modesto insieme e altero; la voce argentina, flebile, melodiosa. Pallida sempre, le guancie le si tingevano in vermiglio solo allorchè i robusti e bei montanari del villaggio l'occhieggiassero o le augurassero il buon e il felice riposo. Aveva risvegliata simpatia in tutti i vicini, e molti l'avrebbero chiesta sposa se non fosse stata sul fior degli anni rapita dal dolore!

Talvolta, lungo tutto il litorale, per tre giorni e tre notti di sèguito urlava il vento; soffiasse dalla montagna o sibilasse dal mare, aveva una voce straziante d'assassinato, una voce furiosa di chi scuota la porta per ripararsi, e negli intervalli, una flebile voce di sarcasmo, la quale prometteva nuovi assalti, nuove grida, nuove violenze.

L'usignuolo cantava. Da prima fu come uno scoppio di giubilo melodioso, un getto di trilli facili che caddero nell'aria con un suono di perle rimbalzanti su per i vetri di un'armonica. Successe una pausa. Un gorgheggio si levò, agilissimo, prolungato straordinariamente come per una prova di forza, per un impeto di baldanza, per una sfida a un rivale sconosciuto. Una seconda pausa. Un tema di tre note, con un sentimento interrogativo, passò per una catena di variazioni leggère, ripetendo la piccola domanda cinque o sei volte, modulato come su un tenue flauto di canne, su una fistula pastorale. Una terza pausa. Il canto divenne elegiaco, si svolse in un tono minore, si addolcì come un sospiro, si affievolì come un gemito, espresse la tristezza di un amante solitario, un desio accorato, un'attesa vana; gittò un richiamo finale, improvviso, acuto come un grido di angoscia; si spense. Un'altra pausa, più grave. Si udì allora un accento nuovo, che non pareva escire dalla stessa gola, tanto era umile, timido, flebile, tanto somigliava al pigolio delli uccelli appena nati, al cinguettio d'una passeretta; poi, con una volubilit

Le mani d'Aissa cominciavano ad agghiacciarsi, e posandosi sulle mie, mi producevano la medesima impressione, come quando si tocca una serpe. Oh!.. un tempo... io ve lo voglio dire... un tempo io non era cattiva! La proseguì con tuono più flebile Amai troppo, credei troppo... e ne ho scontato anche troppo la pena.

Voi tutti intorno che ascoltate questo Flebile, horrendo e lachrymoso canto Fatto che harrovi il mal mio manifesto Sarete sasso non doprando il pianto Che se al mondo mai fu tormento infesto Gli è il mio che de tutti altri porta il vanto E ognun move a piet