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Aggiornato: 28 giugno 2025
Da Caprera, visitata da ammiratori d'ogni popolo, va, deputato di Napoli, a Torino, a perorar la causa dei suoi volontari alla Camera, dove solleva una tempesta; ma si riconcilia col Cavour tre dì dopo, e scampato a un tentativo d'assassinio nella sua isola, rifiutato il comando dell'esercito offertogli dagli Stati Uniti, composti nell'assemblea di Genova i dissidi del partito rivoluzionario, compie un viaggio trionfale nella Lombardia, preparando in segreto un colpo di mano contro l'Austria.
Dovevano partire dodici guide a cavallo agli ordini del sottotenente Bettoni e due battaglioni di volontarî del Matese e di Sicilia.
In queste condizioni i volontari fecero uno sforzo disperato per prendere ai lati il nemico con due forti colonne, tentativo che riuscì, e verso le due e mezzo del pomeriggio le truppe pontificie si videro a mal partito, e nel combattimento si sarebbero evidentemente cambiate le sorti, se il generale romano non avesse chiamato a soccorso la brigata francese.
Il dì dei morti passò in rivista parte dei volontari, che malgrado la fame e la spossatezza elettrizzò al combattimento, e diede ordine che il mattino seguente all'alba si partisse per Tivoli.
La notte del 5 maggio i Volontari si raccolsero a Quarto; la mattina del 6 si imbarcarono sul Piemonte e sul Lombardo che una mano poderosa di nostri giovani amici aveva strappato al porto di Genova. I primi due giorni, tutti ignoravano dove andasse la piccola flotta, la quale veramente questa volta portava i destini d’Italia.
Non poteva esserlo; perchè era umano che chi aveva il fucile in mano lo adoperasse contro l'aggressore: l'istinto supremo della propria conservazione lo esigeva o spiegava la disubbidienza verso l'idolo dei volontari che avevano preso per divisa: o Roma o morte.
Non scuotermi così, riprendi il tuo calmo oscillare di pendolo. Noi dovremo salire molto in alto.... Fra queste due nuvole bituminose, come tra i piloni d'un ponte gigante, ecco l'aurora che precipita tutta la colata del suo sangue bellicoso!... Lo sbarco dei volontari.
Il grosso dei volontari restò con lui e pernottò alla Ficuzza. Quando Orsini marciava coi suoi compagni, Garibaldi si abbassò, si avvicinò ai mio orecchio, e pronunciò queste parole che parevano misteriose: «Povero Orsini! Lo mandiamo al sagrifizio:» per me era un’ incognita. Siccome dissi, la notte dal 24 al 25 pernottammo nel bosco di Ficuzza.
La scuola pratica toccata alla gioventù Italiana in questi vent'anni dal 48 al 68 è stata molto giovevole, e certo la parte più brillante di tale periodo tocca ai Volontari.
Inoltre, il generale Lamarmora appartiene alla scuola degli uomini politici d'Italia, i quali pensano che gli alleati sono ottimi, ma che il migliore alleato di una nazione è la nazione stessa fare da sè. Egli non ama i volontari. Egli è poi inflessibile, corto, stecchito, dispotico severo nella disciplina ma giusto fin dove vede.
Parola Del Giorno
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