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Aggiornato: 28 giugno 2025


Voi parlaste d'Indipendenza. L'Italia si scosse e vi diede 50 000 volontarî. Ma era la met

Allora io dettai il programma del mio secondo concerto-vocale-istromentale, che doveva aver luogo all'indomani in una sala qualunque di Monte Rotondo, a benefizio di quattro volontari, che partivano per Roma.

«Due soldati francesi stavano svaligiando un povero ferito garibaldino. L'uno lo sorreggeva in piedi, e l'altro lo svestiva e derubava. In quel mentre apparve il prode maggiore Tanara alla testa di parecchi volontari, ed i malandrini, non tosto lo videro, piantarono nel ventre al ferito la baionetta e si diedero alla fuga. Uno di essi però pagò la sua infamia, e fu ucciso

Non ce lo facemmo replicare, uscimmo dalla cella, si avvertirono della cosa molti volontari, che nel cortile ci si accalcarono incontro, e con noi se la svignarono parecchi di essi annunciandosi alle sentinelle di guardia per altrettanti ufficiali, giacchè nessuno recava distintivi.

Bensì, perchè le varie famiglie italiane imparassero a stimarsi, amarsi e confondersi fraternamente davvero sul campo perchè al popolo rimanesse colla coscienza di sagrificî compiuti, coscienza de' proprî diritti e da ultimo perchè diffidavamo dei capi e antivedevamo, quand'altri urlava vittoria prima della battaglia, possibile, probabile forse, una rotta volevamo che il paese s'armasse per potersi in ogni caso difendere: volevamo che a fianco delle forze regolari alleate si mantenesse, si rinvigorisse, rappresentante armato di questo popolo, l'elemento dei volontarî: volevamo che l'esercito lombardo si formasse rapidamente, su buone norme e con buoni uffiziali.

Con questo suo modo di agire, non occorre dirlo, in poco tempo egli s'era fatto prendere in uggia da tutti indistintamente, monarchici e repubblicani; ma ancora più degli altri ne avean piene le tasche i suoi stessi compaesani, i veneti, i quali dubitavano, e a torto, di poter sfigurare, perchè fra i tanti giovani animosi, coi quali aveano ingrossate le fila dell'esercito e dei volontari, era capitato pure dalle loro parti anche quel tanghero unto e bisunto di pomate e di profumi, colle gambe lunghe lunghe, la faccia bianca bianca, i capelli di stoppa, la barbettina rada.... e il cuor di coniglio.

Nativi del Molise quei volontarî, pratici dei luoghi, m'invitarono alla loro volta di lasciare il cavallo, di montare sulla cima delle montagne, e di cima in cima riparare a Bojano con minore pericolo.

I volontari dalle finestre avevano assistito al colloquio e tirato alcune fucilate, ma quando si riseppero prigionieri, per non cedere intatte le meschine ma gloriose armi, come per un comando elettrico spezzarono i fucili sui davanzali e con accenti d'imprecazione li gettarono scavezzati giù in mezzo alla strada.

Brevi ma sanguinosi furono gli ultimi episodi della vita militare dei volontari italiani allo scorcio del 1867. Fatti eroici di molti prodi segnalarono; ed un assalto che le tenebre della notte coprirono, e che fu degno del più splendido sole.

Appena Vicenzino potè scrivere segretamente all'amico, che Garibaldi raccoglieva i volontari per una prossima guerra, il povero seminarista dimenticò i suoi segreti dolori, e, bollente di patriottismo, non pensò che ad ottenere da suo padre il permesso d'uscire temporariamente dalla sua prigione per andare a battersi. Il signor Anselmo Dogliani non era uomo da opporsi.

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