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Aggiornato: 7 luglio 2025
85 Quei ch'egli uccise e quei che i suoi fratelli, quei che i duo figli del signor di Vienna, quei che provaro empi nimici e felli i settecento a cui Rinaldo accenna, e quei che spense Sansonetto, e quelli che ne la fuga s'affogaro in Senna, chi potesse contar, conteria ancora ciò che sparge d'april Favonio e Flora.
Non mi tocca riferire gli avvenimenti, altronde ben noti, di cui fu teatro il Piemonte in quel tempo. Mi basta indicare l'aiuto dato dalle truppe austriache al re di Piemonte; e la parte che esse ebbero nel ristabilimento dell'antico ordine di cose. Il re di Piemonte spietatamente si ricattò sopra i suoi sudditi della debolezza de' suoi mezzi, per cui era astretto ad invocar forze dall'Austria. Questa poi, paga di occupare, benchè momentaneamente il Piemonte, paga del male esito delle macchinazioni dei rivoluzionari, e della cognizione acquistata degli accordi tra i sollevati piemontesi e i malcontenti lombardi, paga, infine, di vedere il re, suo protetto, arrischiarsi sulla sdrucciolevole china dei supplizi capitali e delle confische, astenevasi da ogni provvedimento di tal fatta, ostentando così clemenza e dolcezza. Alcuni mesi di tal guisa trascorsero, dopo i quali il re di Piemonte parve desiderar la partenza delle truppe austriache, e ne fece domanda, che fu incalzata da quelle degli altri sovrani d'Europa, sospettosi forse che la dimora delle truppe austriache in Piemonte si protraesse oltre il dovere. L'Austria però non intendeva a ritirare sì presto le sue soldatesche. E giova qui notare quanta importanza pone l'Austria nelle brevi sue occupazioni delle varie parti del territorio italiano. Non appena le si affaccia l'occasione d'inframmettersi negli Stati pontifici, nel reame di Napoli, nel Piemonte, nel ducato di Modena, in quello di Parma, essa premurosamente l'afferra. Allorchè le cagioni per cui fu chiamata non esistono più, allorchè il principe che ne ha invocato l'aiuto, e i sovrani emoli dell'Austria, e l'Europa intiera la richieggono di ritirarsi, essa studiasi di mandare in lungo le cose, allega un pretesto, accampa un qualche diritto, oppone un qualche ostacolo; in somma, benchè essa sappia che il suo definitivo stanziamento negli Stati che non le sono stati concessi dai trattati di Parigi e di Vienna, non potrebb'essere tollerato, pure si sforza di rimanervi quanto più lungamente sia possibile. È questa mera fanciullaggine; perocchè, sapendo l'Austria per certo di non potere definitivamente impadronirsi di questi Stati, qual maggior pro può essa mai trarre da un'occupazione durata tre mesi, che non da una durata un mese solo? Spera essa forse che, protraendo di giorno in giorno la partenza, si far
L'impresario di Vienna rispose chiedendo duecento corone per le spese di viaggio; che gli furono prontamente e telegraficamente mandate. Poi l'impresario non arrivò. Questo non dobbiamo tollerarlo, disse Fräulein.
L'amica Vostra VIOLETTA. Alfredo, riportò profonda impressione per questa inattesa lettera, ma vieppiù per le frasi in essa dettate, senza dubbio da un cuore buono, e comprese inoltre che Violetta era mesta mesta in quel giorno, forse per effetto patologico. Ora a quest'altra, pure di carattere noto e non discaro. Mio buon amico Vienna, fine Settembre 18..
Ada ne morì quasi anche lei, molto più che Ginevra non potè accorrere da Vienna, perchè il conte pure era caduto gravemente infermo. Allora per la prima volta conobbe il dottore Ambrosi, gi
Anche a Vienna, disse Fräulein. Anche a Parigi, soggiunse timidamente Nancy. Appunto perciò lo diciamo anche noi, disse il giovane Commendatore, passandosi la mano fine sul mento sbarbato. Dunque, che cosa ci suonerai? Bada che qui non siamo a Berlino. Qui fingiamo tutti di adorare il classico; e poi, quando lo sentiamo, diciamo: «Com'è bello!» E ce ne andiamo prima della fine, e non torniamo più.
Tale opinione ci fu poco dopo convalidata; il nostro compagno di viaggio cominciò a parlarci delle sue conquiste, dei cavalli che aveva lasciato a Vienna e degli illustri parenti che aveva lasciato a Berlino, e terminò mostrandoci il ritratto della sua maitresse, una bella bionda che non in fotografia, ma in carne ed ossa avremmo desiderato avere davanti. Durante tutta la campagna non vidi più questo Pollacco; probabilmente come tanti altri avventurieri avendo veduta la malaparata sar
Frattanto la fama del «Wunderkind» era arrivata a Vienna; e tosto Anne-Marie fu invitata a suonare in quella citt
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