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Giorgi invece prendeva per la propria musica le mosse dal paradiso di Dante; e se la parola e l'immagine avevano rappresentato Cristo, la musica doveva esprimere lo spirito, questo inaccessibile rimasto senza culto, e che veglia come una luce di zaffiro in fondo a tutte le coscienze.

Chi ti pungeva davver non so. .... Pungeva forse qualche desio che viene in sogno... ma in veglia no. Clea Non indagare nel sogno mio.... Chi mi pungeva davver non so. Pungeva forse qualche desio che viene in sogno... ma in veglia no. A rivederci.... Buon vecchio, addio! Le Disilluse raggiunger vo’.... Fleno A rivederci... Pensa al desio.... che punge in sogno, ma in veglia no. Clea Fleno

Passa il suo inverno a Palermo, la buona stagione in villa, dove è sempre il padrone, e può divertirsi come crede, senza impicci.... e con la massima sicurezza.... c'è chi veglia sull'eccellenza vostra.... È una gran bella cosa potere stare in campagna rispettato come Dio in persona.... senza ricevere smacchi da nessuno.... senza metter fuori un soldo.... che per la madonna, nessuno deve manco pensare a fargli un torto sinchè i Sala calpesteranno le sue terre!

Il cardinale era seduto in luogo elevato nella gran sala da ballo, e tutte le signore che entravano col loro abbigliamento da veglia, colle spalle nude e il seno scoperto, andavano per la prima cosa a inchinarsi dinanzi a lui, e a baciare la mano morbida e liscia, ch'egli porgeva.

Insazïata il guarda, insazïato È il provveder ch'ei non s'affanni e gride: Animo lieto o da timore oppresso Nella veglia o nel sonno ha ognor per esso.

"Benvenuto, vicin, di nuovo in questa Erma dimora, che al lume si accende. Che fu gran tempo spento al pianto mio; Or che la notte la finestra splende, Ove tu preghi su tuoi canti pio, La veglia del giardin non è più mesta.

Soltanto nel coricarsi, tra la veglia e il sonno, per un ritorno quasi meccanico della memoria, egli ripensò: Beati i cuori semplici! Se v'ha felicit

La bionda mesta sognando sta. Clea Di nuovo qui giunge.... e torna su me. Quest’ape mi punge, mi punge.... Perchè? Fleno D’un’ape ella parla e l’ape non c’è. Ma, intanto, sognarla!... Sognarla!... Perchè? Si sveglia.... Si sveglia.... Clea Sei tu! Fleno .... Clea Che fai? Fleno Chi dorme... e chi veglia.... Clea M’hai punta?... Fleno No!... Mai! Non c’era l’ape; nemmen c’ero io.

Ogni sua grazia occulta, ogni suo segno palese, ogni finezza di congegno gli appartenne, fu carne e sangue e palpito d’amante, amata in pena ed in delizia: tutto di lei scrutò, strinse, plasmò, distrusse, ricostrusse, idoleggiò. Sotto una tenda, avvolto in un cinereo lucco d’artiere, fra strumenti e cinghie, e notte visse, in veglia intenta e cruda a fianco della sua macchina ignuda.

La stanchezza della veglia lo opprimeva, il calore a grado gli rianimava il sangue, gli parve di potersi addormentare anche lui, e se ne rallegrò tutto. Chiuse gli occhî, stette immobile e aspettò con intenso desiderio questo sonno benefico.