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Aggiornato: 25 giugno 2025
120 Perché fatto non ha l'alma Natura, che senza te potesse nascer l'uomo, come s'inesta per umana cura l'un sopra l'altro il pero, il corbo e 'l pomo? Ma quella non può far sempre a misura: anzi, s'io vo' guardar come io la nomo, veggo che non può far cosa perfetta, poi che Natura femina vien detta.
Benché parlandoti degli stati de l'anima Io te ne dicesse, nondimeno anco te ne dirò. De la providenzia di Dio verso di coloro che sono in peccato mortale. L'anima o ella è in stato di peccato mortale, o ella è imperfecta in grazia, o ella è perfecta. In ogniuno uso, dilargo e do la mia providenzia; ma in diversi modi, con grande sapienzia, secondo che Io veggo che gli bisogna.
Ah! voi, come mai? disse la signora Cesarina apparendo sull'uscio della cucina: Aspettate, c'è gente. Entrate qui. La medesima serva stava al focolare cucinando: appena furono sole, vedendola così smorta nel viso, si accostò: Che cosa avete, Tina? Sto male. Veggo.
Il vescovo di Bovino stette un istante silenzioso a riflettere, guardando in volto ben bene Gisulfo, girando lo sguardo intorno sull'adunanza poi riprende: Messer principe, veggo che voi siete sotto il dominio del demone dell'iracondia; acquetatevi, ed acconsento di aspettare fino a domani che ritragghiate la vostra risposta.
16 Veggo Nicolò Tiepoli, e con esso Nicolò Amanio in me affissar le ciglia; Anton Fulgoso ch'a vedermi appresso al lito mostra gaudio e maraviglia. Il mio Valerio è quel che l
Tu che sei tutto amor, la sacra stampa Della natura tua nell'uomo imprimi: Gagliardo sprone e inestinguibil lampa Tu sei di tutti aneliti sublimi. Tu godi quindi se il mio spirto avvampa Per que' tuoi fidi che in virtù son primi: Tu godi se fra lor taluni eleggo, E nel lor santo oprar meglio ti veggo.
Ma stasera, camminando nel corridoio, senza pensare a nulla, ecco veggo apparire un lume, e guardando indietro scorgo una gran larva. L'ho veduta, signorina, distintamente, quanto voi in questo momento. Una gran figura entrava nella camera sempre chiusa, di cui, non tien la chiave altri che il padrone, e la porta serrossi immediatamente. Sar
Soffrire!» interruppe Valancourt; «soffrir per me! Emilia mia, quanto son dolci, e quanto amare al tempo stesso queste parole! Io non devo dubitare della vostra costanza; eppure, tal è l'inconseguenza del vero amore; è esso sempre pronto a sospettare; e quand'anche la ragione lo riprova, egli vorrebbe sempre una nuova assicurazione. Adesso vi veggo, vi stringo tra le mie braccia: ancora pochi momenti, e non sar
Or son morto, o campanella Suona, suona a funerale Più non veggo la mia bella Più non palpita il mio onor Sul mio letto sepolcrale Suona i tocchi del dolor
Infatti veggo. Giana. Sembri malata, piccola dolce. Mortella. Non sono dolce io. Perché m’accarezzi? Giana. M’intenerisci. Lasciami mettere le dita nei tuoi capelli, per trovare il tuo male. Mortella. Io lascio le mie mani giù. Vedi. Giana. Tu diffidi di me, e forse mi detesti. Lo sento. Ma io ti voglio bene, e m’affliggo di saperti infelice. Mortella.
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