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Mentr'egli si sfogava in vane querele, un'infinita tristezza si dipingeva sul volto della Teresa. Ella avrebbe voluto dirgli: O fanciullo, tu parli della nostra relazione come di cosa che possa sopravvivere a un distacco di tre anni, e un'ora forse dopo che il Colombo sar

È un'infinita "Catena!... Tutto muore!... E nel Crëato "Freme eterna la vita!..." Tacque e passò. Cadean le foglie a mille Giallastre e secche; e dietro i tenui fusti Biancheggiavan le mura delle ville; E gli sfrondati arbusti Parevan membra di bimbi malati Usciti da mefitici ospedali; Borea scopava coi buffi gelati Le foglie nei vïali;

tu, dolce amor mio, saprai gli affanni De la bella Isolina? Io, quando i cari Giorni ripenso, che l'amor ne diede Tutti sparsi di luce, e la promessa, Che a l'incerto avvenir m'obbliga il petto; E il ciel rigido miro, e con le cento Ali del mio desir navigo il mare, Calar veggio dal ciel, sorger dai flutti Tanti negri fantasmi; un'infinita Pena, un'angoscia indefinita e nova S'apre ne l'ondeggiante anima, e a' mesti Casi pensando de la pia fanciulla, Tremo nel cor, chiamo il tuo nome, e piango. Giovinetta infelice! Un cheto e lieve Raggio di fuggitivo astro parea Nei passi suoi; fior di dolcezza ell'era Negli sguardi e nell'alma; ala odorata Di vespertino venticello estivo Somigliavan sue voci, e chiaro e santo Era l'amor, che le accendea la vita. Un giovinetto da la lunga chioma, Esile e mesto e tutto alma negli occhi, Era il dolce amor suo: povero ed egro Vaneggiator, che le natíe contrade E la terra dei suoi padri e le sante Braccia materne abbandonava; e il nero Vuoto d'amor, che gli s'apría nel petto, Empía d'inclite forme illuminate Da la fiamma de l'Arte. Un giorno, ei vide La belt

Oh! i caffè-concerti della mia giovinezza, dove trascinavo la mia Anima barcollante, come si trascina, appeso al braccio, dopo un'orgia un amico briaco fradicio, per coricarlo su un qualche divano!... Ci sedevamo a un tavolino, io e la mia Anima, a notte inoltrata, per aspettar la Gioia, e sentivamo piegarcisi le ginocchia, oppressi dal peso di un'infinita tristezza, forse millenaria!

Chi ponesse mente alla natura dell'argomento e non ad altro, troverebbe pochi poemi superiori a quello di cui parliamo; nella stessa maniera che pochi guerrieri troverebbe nella storia da poter contrapporre, come rivali in valore e in leggiadria di virtú, a Rodrigo di Bivar, soprannominato il «Cid Campeador». La gloria di Rodrigo oscurò quella di tutti i re de' suoi tempi, e da secolo in secolo discese infino a noi, ad onta di un'infinitá di favole onde anticamente la zotica ammirazione circondò la veritá dei fatti.

Gli elementi della meteorologia di Marte sembrano dunque aver molta analogia con quelli della meteorologia terrestre. Non mancano però, come è da aspettarsi, le cause di dissomiglianza. Anche qui, da circostanze di piccol momento trae la Natura un'infinita variet