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Aggiornato: 20 giugno 2025
coi pugni tesi contro Lanzirica. Tu menti come una prostituta piena di lue! Non ascoltarlo, Kabango! Turati le orecchie, Mabima! Le strade che Lanzirica descrive sono le strade del suo cuore. Lanzirica non ha muscoli, nè coraggio. Il suo corpo ha il terrore delle grandi strade fortunose del deserto. Io non seguo le strade; le prendo. Sono mie. Escono da me. Via, di slancio! Scivolare. Rimbalzare. Non premere sulla sabbia. Leggerezza. Lunghi scatti veloci. Come una pietra piatta sulla cresta delle onde. Mirabile astuzia dei miei garretti. Ogni mio muscolo è una strada arrotolata che io snodo a volont
Gli ultimi giorni dei deputati e dei giornalisti al Cellulare. Turati, De Andreis, Romussi, Federici e Valera si sono riveduti, dopo tante noie, con dei baci, degli abbracci e delle strette di mano, nel cellone esagonale B, numero 2, del secondo raggio.
E si metteva a sviluppare il suo programma di condannato a dodici anni con una indifferenza che faceva scappare la pazienza a Turati, il quale non voleva assolutamente diventare un eroe della casa di pena. Dodici anni sono lunghi, eterni, sono la vita di un uomo!
Passavano da un abbraccio all'altro commossi della commozione altrui. Toccava ai condannati far coraggio ai visitatori! Il Turati risaliva qualche volta sfatto. È un supplizio. A momenti, mi facevano piangere! Romussi, più di una volta, entrava nel cellone colle lagrime negli occhi. Federici rientrava e si metteva a passeggiare colle mani imbracciate.
Che in una perquisizione eseguita nel 7 maggio negli uffici del giornale L'Italia del Popolo fu trovato e sequestrato un biglietto da visita, in cui s'invitava il Turati e compagni socialisti ad una riunione coi repubblicani per quel giorno, e sebbene la riunione non avesse più luogo, pure rimane il fatto a dimostrare il buon accordo fra i repubblicani e socialisti.
Lo abbiamo comandato a Finalborgo e ci hanno rinviati a Milano. Alle due e mezzo della notte del 4 settembre il capoguardia andò nelle celle dei condannati politici a dir loro di alzarsi in fretta che si doveva partire. Alle tre si trovavano nell'ottagono Romussi, De Andreis, Federici e Valera. La cella di Turati era illuminata. Vennero ammanettati e cellularizzati nell'omnibus che li aspettava.
Se avessi qualcosa da amministrare e potessi indurre Filippo Turati a prendersi cura del mio patrimonio, non esiterei un minuto ad affidargli la mia amministrazione. In pochi anni sarei sicuro di andare verso la ricchezza che ride dei rovesci degli altri. Egli è un ragioniere consumato. Ha l'occhio nell'avvenire ed è di una esattezza direi quasi scrupolosa. Questa abilit
La discussione si animava bevendo qualche bicchiere di vino buono delle bottiglie che mandavano gli amici, mangiando dei dolci che inviavano la mamma di Turati, o la signora di Federici o di Romussi e fumando le sigarette che trovavano un po' dappertutto.
Ho parlato delle cimici, perchè ne ho trovate dappertutto. Nei camerotti polizieschi, nelle celle del Cellulare di Milano, nelle stanze del carcere giudiziario di Genova e nello stanzone del penitenziario di Finalborgo. Dopo la condanna, il Turati occupava, al Cellulare, una stanza spaziosa e ariosa nell'esagono del secondo raggio.
È un errore, aggiungeva il Turati, credere che si possa lavorare serenamente in queste condizioni, quando si manca di tutto, quando si deve vivere in un buco ove si soffoca d'estate e si gela d'inverno, con venticinque centesimi al giorno! Romussi metteva sul tappeto la questione del viaggio.
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