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Aggiornato: 22 giugno 2025
Ricòrdati, ricòrdati, anima, il tempo, il luogo, il sogno ed il tremore. Ricòrdati la rossa tunica ch’io vestivo, il mattutino cinguettìo de le rondini, il pallore del cielo, la voce di mia figlia nel giardino.
E ad accrescerlo dopo alcuni istanti s'udì lo squillo di una campana, squillo atteso da lui con tremore e sgomento. Era quello il segno con cui veniva chiamato il duca a recarsi nella gran sala di palazzo dove tutto il suo seguito stava raccolto per ritirarsi con lui in castello. Essendo assolutamente vietato di recarsi in quella sua sala, quand'egli si trovava colle sue donne, con quel segnale veniva chiamato ogni qual volta fosse bisogno della sua presenza. E a quello infatti il duca si alzò.... Era diventato più pallido la met
Gabriele era da poco rientrato nel Castello quando fu a tutti significato il comando della partenza. Tale notizia fu per lui come un colpo di fulmine, un gravissimo turbamento lo assalì, e quasi non potendo persuadersene, corse alle camere del fratello, dalla cui bocca ne ebbe la conferma: si ritrasse allora nella propria stanza di riposo, e dopo essere stato seduto alcun tempo facendo molte amare riflessioni, si diede a pulire le proprie armi e porle in assetto per vestirle il mattino: ma l'elmo, la spada, la corazza che prendeva a vicenda Ira mano, lungi dal risvegliare in lui lo spirito guerresco, gli aumentavano in seno la mestizia e il terrore. Mille tristi presentimenti gli ingombrarono il pensiero: gli si affacciò alla mente quella vecchia donna apparsa in aspetto spaventoso nella caverna del Tivano, e le di lei parole gli risuonarono all'orecchio in tuono magico, funesto: sentiva che le maledizioni scagliate da quell'essere infernale contro Falco e la sua casa involgevano esso pure, che era congiunto col cuore sì strettamente a quella famiglia. Andava crescendo a tali idee il suo tremore, e gli si fece insopportabile l'angoscia di doversi allontanare da Rina, sebbene ciò non fosse che per breve spazio di tempo. Stanco, affannato, appese le ripulite armi presso il capezzale e si sdraiò: il sonno assopì ben tosto profondamente tutte le sue cure. Un fragore lungo indistinto lo risvegliò; levossi esagitato: era il vento che fischiava furioso contro le torri e le mura del Castello. Il suo lume ardeva ancora ed era lontana l'ora del partire, ma esso più non potendo sopportare le piume, pensò mettersi in arnese ed uscire di l
Sulla grossa chiave rugginosa la bianca mano s'era posata. Volle aprire, poi si ritrasse per paura di cancellare la traccia della mano. Ma il suo braccio si distese ancora una volta, la porta gemè sui cardini. Crebbe il suo tremore.
Voi non mi avete veduta mai da vicino disse. Voi siete artista e questo pensiero mi turba un po'. Sono quello che sono, così: guardatemi. Vi piaccio? Dio, che caro volto, che tremore nelle pupille, che candore nei denti! Ma io pensavo a quei piedi, e poi aveva quell'altra idea fissa in testa.
Sulla cima selvosa sorgeva uno dei sacri delubri custodito da cento spade fedeli, ove si raccoglievano i Sanniti con religioso tremore, nel silenzio, nell'oscurit
Penetrarono allora tra antichi castagni e querce annose, i cui rami intralciati formavano una vôlta altissima: eravi qualcosa di deserto e di selvaggio nell'aspetto di quel viale, ed il silenzio erane tanto imponente, che Emilia si sentì côlta da involontario tremore.
Cielo! spiegatevi. Fui pazza.... Giovanni, Giovanni! sclamò la Rosina. Deh! Angiolina, va da Giovanni, che presto venga qua, che non tardi un istante. Giovanni?... esclamò la straniera con un visibile tremore e si pose la sinistra alla fronte. Qual nome!
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