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Mio zio si alzò in piedi, e fece un giro per la stanza, come se volesse acquetare l'animo esagitato, prima di rispondermi. Io pure m'ero alzato da sedere, e diritto in un angolo della stanza, rivolto verso il mio giudice, colle mani giunte e con voce commossa, andavo ripetendo queste parole: Abbia piet

Non potevo rivedere il cadavere che mi ha galeottizzato, senza rinfuriare col coltello sulle carni insudiciate dalla concupiscenza dell'uomo che si ubbriacava tra le sue braccia. Esagitato, come chi non vede che la colpa dell'altro, giuravo, con la bocca piena di fiele, che non le avrei mai perdonato. Adesso, non ho più rancori. Ciascuno di noi ha avuto il suo. Ella è stata ricacciata nell'eternit

Il Conte, che aveva in tutto questo frattempo dormito russando tranquillamente, svegliossi di repente, balzò esagitato dal canapè, fece due o tre giri intorno a se stesso, e sarebbe andato a dar del volto in terra se non incontrava la tavola a cui affrancarsi colle mani. "Che c'è? che avete? Cosa è avvenuto? gridarono ad una voce gli altri accorrendo.

(levandosi ebro, esagitato, abbacinato, col respiro mozzo) Ma certamente! Oggi stesso! Oggi stesso!... Perché no?... E non bisogna ritardare!... Egli, a quest'ora, è intento ai suoi studî; la zelante Suora ha avuto l'ordine di risparmiarti il suo zelo; la mia riverita persona si trova gi

Gabriele era da poco rientrato nel Castello quando fu a tutti significato il comando della partenza. Tale notizia fu per lui come un colpo di fulmine, un gravissimo turbamento lo assalì, e quasi non potendo persuadersene, corse alle camere del fratello, dalla cui bocca ne ebbe la conferma: si ritrasse allora nella propria stanza di riposo, e dopo essere stato seduto alcun tempo facendo molte amare riflessioni, si diede a pulire le proprie armi e porle in assetto per vestirle il mattino: ma l'elmo, la spada, la corazza che prendeva a vicenda Ira mano, lungi dal risvegliare in lui lo spirito guerresco, gli aumentavano in seno la mestizia e il terrore. Mille tristi presentimenti gli ingombrarono il pensiero: gli si affacciò alla mente quella vecchia donna apparsa in aspetto spaventoso nella caverna del Tivano, e le di lei parole gli risuonarono all'orecchio in tuono magico, funesto: sentiva che le maledizioni scagliate da quell'essere infernale contro Falco e la sua casa involgevano esso pure, che era congiunto col cuore strettamente a quella famiglia. Andava crescendo a tali idee il suo tremore, e gli si fece insopportabile l'angoscia di doversi allontanare da Rina, sebbene ciò non fosse che per breve spazio di tempo. Stanco, affannato, appese le ripulite armi presso il capezzale e si sdraiò: il sonno assopì ben tosto profondamente tutte le sue cure. Un fragore lungo indistinto lo risvegliò; levossi esagitato: era il vento che fischiava furioso contro le torri e le mura del Castello. Il suo lume ardeva ancora ed era lontana l'ora del partire, ma esso più non potendo sopportare le piume, pensò mettersi in arnese ed uscire di l

Egli dice: "In questo tumultuoso e tragico morir del secolo, che ha in con ardita sintesi raccolte tutte le caratteristiche dell'epoca contemporanea, nell'opera febrile e vertiginosa di rivoluzione e di raffinamento, che l'ha con moto sempre crescente esagitato ed estenuato, Attilio Valda può ben rappresentare un caso tipico dell'attuale esaurimento umano, triste documento della nostra immensa miseria intellettuale."