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Aveva alla mano una pistola, e nello sparato del suo panciotto un lungo stile. La porta era stata chiusa a chiave precipitosamente da Vitaliana. Ond'è, ch'egli non poteva veder nulla a traverso il buco della toppa. Ma udiva tutto. Accollò quindi il suo orecchio a quel buco della serratura... E le sue unghie, come dei graffi di leone, lacerarono la carne del suo petto.

Al Fregoso, quantunque doge, non l'hanno voluta mostrare nemmeno dal buco della toppa; e' bisognava dunque far capo più lunge; a Cascherano, verbi grazia. Cascherano! bel nome! E lo sposo n'ha un altro, per giunta alla derrata; ma ora e' non mi vien sulle dita. Il Bardineto sudava freddo, e per un tratto non aveva potuto aprir bocca. Ma come sai tutto ciò, che io ignoro affatto?....

Non udite? SAMIA. Chi picchia? FESSENIO. Fessenio tuo. Samia, apri. SAMIA. Ora. FESSENIO. Perché non apri? SAMIA. Io mi alzo per metter la chiave nella toppa. FESSENIO. Presto, se vuoi. SAMIA. Non truovo il buco. FESSENIO. Or escine. SAMIA. Eh! eh! eimè! non si può ancora. FESSENIO. Perché? SAMIA. Il buco è pieno. FESSENIO. Soffia nella chiave. SAMIA. Fo meglio. FESSENIO. Che?

Benéfici effetti della trascuratezza di Felicino Magnasco, che non aveva badato a far scorrere la stanghetta della toppa a sdrucciolo nella sua rispettiva bocchetta! Oh caso, caso! E i filosofi verranno poi a sostenere che esso non è l'ordinatore, anzi l'azzeccagarbugli delle umane vicende?

Ebbene, sclamò il dottore, volgendo il bottone della porta... Tob, che aveva ascoltato questa conversazione alla toppa, dovè allontanarsi e non udì le ultime parole. Vide partire il dottore, ed il suo padrone, restato sulla soglia come pietrificato, accompagnarlo d'uno sguardo senza vista, gli occhi sbarrati o smarriti. Quando il duca ebbe richiusa la porta, Tob ritornò al suo osservatorio.

Vi andai la notte seguente. Fra le connessure dell’uscio, per la toppa della serratura, filtrava una luce che nell’oscurit

Nella sera del 3, due sere fa, i coniugi Cappiello tornarono alla bottega che potevano essere le sette e mezza. Donna Maria, senza nessuno salutare della via, ficcò la gran chiave nella toppa, aperse la porta e sgusciò dentro. Nella semioscurit

La chiave stridette nella toppa. S'aperse a mezzo la porticina e tra la porta e lo stipite apparve una piccola figura femminile, immota. Era una biondina, sottile, pallida, con due occhi dolci e timidi che interrogavano or me ora quelle donne. Vi fu un breve silenzio. Un fiotto di luce si riversò dalla piccola stanzuccia nel corridoio. Che volete? disse la biondina.

Chi è a quest'ora? Sono io, la Gina. Il Toppa tornò a suonare, e il baccano, che sorse di dentro, impedì che altri potesse udire questo discorso. Sei tu, sgualdrinella? va via, non ti conosciamo. Per amor di Dio.... Sei venuta in carrozza? Per carit

La chiave era nella toppa, ma non girava bene, e dopo inutili sforzi della fantesca si provò Giusto con miglior resultato. La fantesca spalancò la finestra sanguinosa e alla luce Giusto ammirò il buon gusto di suo zio.