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Aggiornato: 6 maggio 2025


Una volta scappò detto a Napoleone: «se la guerra non fosse per me indispensabile, principierei col comune il nuovo organamento della Francia: la macchina della nostra amministrazione principia appena a organizzarsi». Con simili lampi geniali i grandi uomini di stato, del pari che i grandi scrittori, intendono di dimostrare ai critici, che essi stessi discernono i punti deboli della propria opera con più chiarezza che i censori forestieri. Ma non conviene dare eccessiva importanza alle parole buttate occasionalmente: lo stato napoleonico, il carattere del despota non comportava un ordinamento amministrativo diverso. Dopo l'apparizione della Carta, bisognava bene aspettarsi una campagna vigorosa contro il più terribile e importante strumento del dispotismo napoleonico. Ma da chi doveva venire la riforma amministrativa? Non certo dai radicali. La prima riforma comunale della Rivoluzione, che il vecchio Lafayette magnifica va volentieri come un gioiello «della mia repubblica», si era rivelata troppo chiaramente per un'anarchia costituita, perché potesse di nuovo essere desiderata da un partito serio. Non dai dottrinari. Il più considerevole teorico del governo, Benjamin Constant, parla certamente, come un nato svizzero, con predilezione al federalismo e alla libert

La scossa napoleonica aveva destato i popoli dalla loro apatia, e, sotto la sua impressione, le nazioni si eran levate, coscienti, alle guerre della liberazione. Egualmente Napoleone, abbandonando ormai il vecchio sistema dello stato medioevale, aveva attraversato l'Europa, spargendo su tutti i popoli il fecondo seme democratico della rivoluzione francese. Questo seme non andò perduto, e le vibrazioni della rivoluzione continuavano, allargandosi in cerchi sempre più ampi e sonori. Riforma e principii del 1789, erano virtù nascoste e latenti in quel seme. La teoria dell'equilibrio artificiale delle potenze, che doveva assicurare la pace all'Europa, cadde completamente, avendo la base in un'innaturale costrizione e in un mutilamento teorico delle nazioni, tale che le riducesse alle volute proporzioni rispettive! La partizione della Polonia era l'ultima grande preoccupazione della politica del Gabinetto europeo. La lotta del nazionalismo contro le tendenze della politica ai nostri giorni è stata ben combattuta, e talora vittoriosamente. Ristabilire la nazionalit

L'arringa di Innocenzo Cappa Io sono un avvocato più teorico che pratico; assumo le difese più per gusto intellettuale e sentimentale che con la speranza di lucro; ho un'assoluta tranquilla ignoranza di quasi tutte le cose che si riferiscono al giure; mi trovo dunque in questa causa all'atto di un cliente, ma all'atto soprattutto di un amico, come uomo che ha un piacere morboso, qualche volta una passione delle lettere, vicino a un altr'uomo il quale mi ha dichiarato di essere un ammalato di letteratura. Il mio discorso sar

Senio non mi sembra uno dei meglio riusciti lavori di Neera. Vi si scorge eccessiva sproporzione tra le diverse parti, alcune delle quali hanno svolgimento superiore alla loro importanza e che sarebbe stato più opportuno anzi necessario in qualche altra. Molto vi si parla intorno alle idee e al carattere dei personaggi, specialmente di quello di Senio; ma i caratteri non risultano dall'azione; e quello di Senio anzi vien smentito, con inconsapevole ironia, dagli atti di lui. Positivista teorico, si mostra ingenuo alla prova. Se si voleva appunto far risaltare questa contraddizione fra la mente e il sentimento, fra la teorica e la pratica, bisognava trattare il soggetto in maniera diversa, studiarlo più minutamente. Invece, così com'è, il romanzo apparisce un po' arbitrario; i personaggi agiscono in un certo modo perchè all'autore è piaciuto farli agire in tal modo; e quel che traluce qua e l

Ma la mancanza di queste norme non vizia il suo trattato, che è pregevole quale saggio teorico, e non ha intenti pratici immediati; le scarse regole dell'arte, qua e enunciate, sono inferite dalle proposizioni dottrinali.

Dissi che il Gnosticismo cristiano fu una specie di Neoplatonismo anticipato. Ciò è esatto, nel senso che l’uno e l’altro dei due sistemi, col mezzo delle molteplici emanazioni divine, ricreavano un politeismo effettivo sotto le ali di un monoteismo teorico. Ma ciò non toglie che fra i due sistemi esistesse un’antipatia profonda, perchè il Gnosticismo, innestandosi sul tronco del Cristianesimo, ne aveva preso il concetto pessimista con cui quest’ultimo giudicava il mondo. Ed, anzi, non riuscendo a spiegare la creazione di un mondo cattivo per parte di un dio buono, era caduto nel dualismo, e dava ad un dio perverso la responsabilit

L'idea fatalistica s'impadroniva di lui: riandando le crisi terribili della guerra scellerata, che aveva dato alle consuetudini sociali, egli aveva bisogno di quel fatalismo per ispiegare in faccia alla conscienza morale la sua condotta; egli era di quelli nati per trionfare, per soggiogare, per abbattere, come gli animali da preda, felis homo, e aveva egregiamente rappresentato la sua parte tirannica nella comedia della vita. "Sono onesto io?" si domandò egli improvvisamente, turbato da un dubbio inconcreto e affatto teorico. Egli poteva farsi sinceramente questa domanda, perché il male l'aveva fatto dopo essersi convinto che il Male non esisteva. "Che cos'è infine l'onest

La coincidenza che protagonisti dei due romanzi siano due socialisti, uno più teorico che pratico Paolo Desilva di Ave l'altro così invasato dalle sue teoriche, da quasi non scorgere le rovine che la inconsiderata attuazione di esse produce attorno a , specialmente nella sua famiglia Romolo Pieri di Santamaura; l'altra coincidenza che i due scrittori abbiano un uguale culto per la bellezza dello stile e la purezza della lingua, e che l'uno, il Corradini, possieda quel che di vibrante, di caldo, d'impetuoso che si vorrebbe vedere, almeno di quando in quando, nell'Albertazzi; mentre poi in questo piace e seduce una trasparenza cristallina, una serenit

Ma la politica dei papi era nettamente tracciata fin dal tempo del ritiro di Costantino a Bisanzio. Non consentire in Italia nessun impero o regno nazionale, e mantenersi libera e fedele Roma. I papi volevano un Imperatore, e ne avevano bisogno; ma questo doveva star lontano da Roma, e rimanere unito ad essa solo da un principio teorico che essi stessi dovevano dirigere e governare.

Di più i militari rappresentano il potere esecutivo contro il quale si levano i ribelli; essi, quindi, sono giudici e parte direttamente interessata nello stesso tempo. Quest'ordine di considerazioni non è teorico ma ebbe altrove la sua esplicazione pratica e ne venne riconosciuta la giustezza.

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