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Aggiornato: 18 giugno 2025


rimane pochi istanti assorto, poi con voce lenta. Credo in te, Bagamoio. A Lanzirica. Taci! Partiamo, Bagamoio! comincia a raccogliere i sacchi mentre Mabima entra nella capanna seguita da Lanzirica. Conviene far presto, prima che la luna scompaia. Seguiremo la pista degli elefanti. Trattenendosi per non balzare dalla gioia.

GERASTO. T'ho visto con gli occhi miei che lo tocchi e cenni, e mi hai fatto entrar in maggior suspetto. Vien qui, uomo da bene: chi invia queste vesti? TOFANO. Io, quando questa mattina..., subito che.... GERASTO. Che quando, che mattina, che subito? Vai pensando qualche trappola! PANURGO. Io dico... TOFANO. Lascia dire a me. GERASTO. Taci tu; di' tu: lo vo' intendere da lui non da te.

È caparbio! Fifì Te l’ho strappato! Carlo Fifì Ecco come vanno le cose del mondo: io faccio ritardare d’un capello la tua vecchiezza e tu fai accelerare... d’un bottone la vecchiezza dei miei stivalini! Carlo Taci, taci, per carit

Egli domandò furiosamente: Di', che ti ha fatto? Ma senza lasciarle il tempo di rispondere una sillaba, ingiunse con mal contenuta violenza, chiudendole la bocca: No! Taci! Ella rise d'un riso sottile ed ambiguo. Voleva dire che non avrebbe parlato, anche senza il divieto? O che egli stesso, fra poco, avrebbe ripetuta la domanda? O che parlare e tacere era tutt'uno?

Quello di recarti da Fathma e di sputarle in volto in segno di supremo disprezzo. Taci, miserabile, taci!... Io ti sbrano co' miei denti! Addio, giovanotto, disse il beduino alzandosi. Oggi stesso partirò per Chartum con Fathma e tu rimarrai seppellito in questa tana che sar

Infelice me, disgraziata me! GERASTO. Taci e fa' rumor manco che puoi, acciò le corne che avemo nascoste in seno, non ce le ponghiamo in fronte, e altri imparino a nostre spese. Egli m'ha detto che è gentiluomo genovese di Fregosi, e si contenta star prigione finché si pigli informazione di lui; e se è vero, se gli dii per moglie, perché ella, non men che lui, lo desidera ardentemente.

Dopo quel ch'è stato.... mi sentiva mancar il cuore; ma andiamo, andiamo insieme, Damiano. Io vorrei, vedi, poter mostrarti quel che sento nell'anima.... E adesso, dimmi: Stella... Taci, per carit

MALFATTO. Guardate ch'io tiro un sasso. REPETITORE. Oh! tu sei el bel tristo! PRUDENZIO. E quando sará questo, patrone mio? RUFINO. Come quando? Adesso; or ora. MALFATTO. Ecco lo sasso. Sentite? olá! RUFINO. Fate stare cheto colui. PRUDENZIO. Taci, tu. Ma che avete a far la Signoria Vostra con lei?

Ma Diana l'interruppe con un'energia ch'era veramente meravigliosa in quel corpo sfatto dalle veglie, distrutto dall'angoscia: Oh, il perdono è facile alle donne che sono state amate, alle donne che amano... Dove c'è l'amore, c'è posto per tutto... Io non l'ho trovato mai nel mio matrimonio, l'amore... per quanto l'abbia cercato... Io non ho sentito parlare che di dovere... E ho creduto che potesse bastare!... Tu taci, zio Gustavo.... Ma allora tu leggevi nel futuro... Tu sorridevi tristemente di quella nostra pretesa d'edificar una famiglia sul solo dovere...

Cosa sei venuto a fare qui? Ti ho veduto parlare con un ribelle. Voleva sapere se Abd-el-Kerim era vivo o morto. Tanto interessa a te il saperlo? chiese ironicamente Omar. Non a me, ma alla mia padrona. A Elenka? Dove trovasi questa donna? Dove ha la sua tenda? Il nubiano non rispose e lo guardò con smarrimento. Takir, gli disse cupamente Omar. La tua vita è in mia mano; se taci io la spengo.

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