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Aggiornato: 10 luglio 2025
Non avevo più meco la cassetta dei colori; da molto tempo non guardavo più intorno a me, ma frugavo dentro di me, nel cuore, a ricercarvi alcune rime, alcune strofe dimenticate, feccia umana del generoso liquore che un dì in me traboccava. Quando fui al guado dello Strona, un tristo pensiero mi colse.
Sei la prima stella del cielo e il primo usignolo della foresta! Se ti cantassi le mille strofe che ho nel cuore per te, ne saresti appena distratta. Oppure, m'interromperesti, mormorando: «L'alito infocato del lontano deserto è giunto fin qui!» Mabima! Mabima! non è l'alito del deserto, che ti accarezza. Sono i centomila deserti divampanti delle mie vene, che fiatano passione su di te!
Ore inspirate, quando a me fanciulla L’organo ripetea sacra un’istoria, E m’assopiva come in una culla Un’ebbrezza fatidica di gloria; Ore inspirate, quando in me, bollente, Spumeggiò l’onda de le strofe prime, E mi travolse appassionatamente La vertigine azzurra del sublime;
La imprecazione di Giobbe era stata resa con un accento da mettere i brividi, e più paurosa l’avea fatta il liuto, con un suo accompagnamento beffardo. Poco stante, il pellegrino, facendosi da capo alla cantilena delle prime strofe, ripigliò in questa guisa a cantare: Era su in alto splendida festa Ed Aporèma fu del cortèo.
In Milano si conservano alcune strofe dello stesso componimento, non più felici, che lo stesso Poeta tolse via, nel momento di stamparlo.
Quei Pelli-Rosse dai guaiti sì discordanti ed offensivi avevano le loro sfide di poesia e di musica, che terminavano non raramente in una sfida al coltello. Si dava un tema. Il primo cominciava e cantava la sua strofa; un altro rispondeva, ed alternando così le strofe come i pastori di Virgilio, si continuava per lungo tempo.
Lanzirica ha uno spirito invischiato nelle scritture. Non è un poeta. È un medico, cioè il suddito devoto della regina Malattia! Troverò per te altre strofe d'amore, perchè la nostra notte sia colma d'ogni delizia. Sar
Talora hanno un numero maggiore di versi. A Roma io non conosco che quelli di dieci versi a rime incrociate, con gli ultimi due a rima baciata. Queste strofe contengono sentenze morali, proverbi, o serenate e canti d'amore popolari. Esse sono spesso ingenue, ma efficaci e piene di poesia. L'isola di Sardegna è restata indietro, quantunque debba contenere materia innumerevole e pregevolissima.
I metri troppo musicali lo affascinano, lo fanno trascorrere, gl'impediscono di scegliere fra le tante immagini che gli si presentano davanti, di indugiare su un aggettivo, di esitare intorno a una rima. L'eccitazione lo spinge innanzi senza dargli tempo di voltarsi addietro; le strofe sgorgano una appresso all'altra, lusingandogli l'orecchio, ed egli cede volentieri alla loro malìa.
Dopo queste strofe sacre il Manzoni non ne scrisse altre; egli sentì che non si poteva andare più in su, tutti i dogmi religiosi si riducono finalmente ad una sola parola: amate. Dopo aver cantato l'amore, dopo averlo probabilmente sentito nella sua maggior veemenza, e sotto le varie forme, con le quali nella vita si può amare, il Manzoni stava per espandere liberamente il suo genio giovanile gi
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