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DIC. Sappi, o Strega, che tu sei obbligata e costretta per il medesimo giuramento fatto, a dirci la verit

Si passava la mano sulla fronte e lo paragonava a «un temporale», a «una notte buia», a «una tempesta». Fu l'uragano dei sensi che gli fece recidere la gola alla padrona ch'egli serviva come cocchiere a Ferrara. Egli la voleva o viva o morta. E se la baciò durante il «temporale» tepida ancora di vita, con gli occhi spalancati che pareva una strega.

La gelosia venne a intorbidare la nostra pace, una gelosia retrospettiva, la peggiore di tutte; e perchè è impossibile annullare il passato, e siccome è una passione cieca, che si pasce di vani fantasmi, che si adombra del vuoto, così la ragione non basta a calmarla, a premunirci contro le uggiose sorprese di questa strega, che rode stessa e rende ingiusti e cattivi.

AP. Dio vi salvi. DIC. Che c'è di nuovo Apistio? AP. Noi desideriamo d'intendere le nuove da te, conciossiachè Fronimo qui ed io siamo venuti qua per udire insieme con esso teco la Strega delle cose che si fanno nell'altro mondo, se te ne contenti però. STREGA. Ohimè!

142 Dove l'avea veduta domandolle Zerbino, e quando, ma nulla n'invola; che la vecchia ostinata più non volle a quel c'ha detto aggiungere parola. Prima Zerbin le fece un parlar molle, poi minacciolle di tagliar la gola: ma tutto è invan ciò che minaccia e prega; che non può far parlar la brutta strega.

E Cocò dopo un momento di aspettativa e di silenzio: Son diventato peggio d'una pozzanghera, e tutto per quella vecchia strega di duchessa! accid.... Ma che dici, Cocò?

Tuo zio è un cane: rispose brusca brusca la Rosina: e tu.... tu sei un altro animale. Un asino: suggerì Antonio: dillo pure. L'hai detto tu! Grazie tante! Ed Antonio si rimise ad andare e venire. Vuoi star fermo una volta? gridò dopo un poco la moglie. Tu sembri l'arcolaio della strega che va e che va.... e m'hai gi

SANTINA. Che mia? or son tua moglie cara; poco innanzi era strega, macra, puzzolente: tu non arai a far piú meco. GERASTO. Io non dico questo, che tu abbi a distorti dal tuo proponimento; ma ascolta, e poi inteso il tutto, fammi castrare, ch'io starò piú paziente d'un agnello; e se non basti tu sola, chiama i parenti, gli amici, i vicini e Nepita ancora, ch'io perdono a tutti.

Qualche volta, sui primi tempi, ricordando le favole dell'infanzia e le belle fantasie del poeta così caro alla sua famiglia, la fanciulla dei Guerri si figurava di essere una principessa chiusa da qualche scongiuro di strega in un castello incantato.

In capo a tre anni s'eran divisi: lui se n'era ito fuori: lei se n'era tornata in casa della madre: una vecchia strega che ai suoi tempi n'aveva fatte di tutti colori e adesso, dicevano, insegnava il mestiere alla figlia. Dopo la separazione, lei s'era data a un signore, un banchiere che teneva una villa fra Oneglia e Porto Maurizio.