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84 Di citatorie piene e di libelli, d'esamine e di carte di procure avea le mani e il seno, e gran fastelli di chiose, di consigli e di letture; per cui le facult

La cagione anco, perché non venisse a Montalban Ruggier, tutta le disse; 78 e riferille le parole a pieno, ch'in sua scusa Ruggier le avea commesse. Poi si trasse la lettera di seno, ch'egli le diè, perch'ella a lei la desse. Con viso più turbato che sereno prese la carta Bradamante, e lesse; che, se non fosse la credenza stata gi

O Conte! avreste bene dovuto scegliere argomento di scherzo meno lugubre di questo. Egli è pure il tristo vezzo ridere mettendo spavento! Rido io? Leggete.... E cavatesi dal seno alcune lettere, le gittò sopra la mensa. Leggetele.... esaminatele a bello agio; chiaritevi di tutto; io ve le ho date apposta.

All'Ussero mi sento in patria, evviva l'Ussero! Ed afferrando il colmo bicchiere lo vuotava avidamente d'un fiato. Havvi un fiume, amico mio, rispose pacificamente il tedesco fra una cucchiajata e l'altra di risotto, che nasce nel seno della Svizzera e che serpeggiando rapido fra fertili pianure e fioriti declivi forma colle sue acque un lago che, la natura rivestì de' più ridenti panorama.

Sono io, son io che ti bacio! urrrla la mia blindata 74 Sono io che ti bacio! Io sono la bocca d'acciaio veloce che scivola sulle morbide colline del tuo seno, sulle ben tornite montagne delle tue spalle, baciandoti tutta, avidamente, con lussuria!

Tu mi stillasti, con lo stillar suo, ne la pistola poi; ch’io son pieno, e in altrui vostra pioggia repluo». Mentr’ io diceva, dentro al vivo seno di quello incendio tremolava un lampo sùbito e spesso a guisa di baleno. Indi spirò: «L’amore ond’ ïo avvampo ancor ver’ la virtù che mi seguette infin la palma e a l’uscir del campo,

Beatrice stava seduta sopra un verone del palazzo Cènci, che guardava il giardino: in grembo ella teneva un fanciullo, che dagli occhi, dai capelli, da tutte le sembianze appariva esserle fratello: ella gli accarezzava amorosa i capelli, e di tratto in tratto gli baciava la fronte. Il fanciullo riposa il suo capo sul seno della sorella, e affissa in lei le pupille immote, ma senza intenzione, a guisa di persona assorta nel pensiero di qualche cosa fuori di questo mondo. La infermit

Marta rimasta in forse a guardare dalla finestra della sala, colle braccia al seno, sentiva qualcosa crescere dentro, venir su a far groppo: e come la frusta d'Anselmo schioccò nell'aria, gli occhi le si empierono di lagrime, e corse verso l'uscio per andar fuori.

Giacomo Cènci, curvo il petto e le spalle, intendendo fissamente gli occhi nel Tevere, vide, o gli parve vedere emergere dal profondo una forma leggiadra di donna,naiade, ondina, o ninfa delle acque, e apparire vaga, indeterminata come la nostra immagine quando ci affacciamo per l'acqua commossa, e avvicinandosi a mano a mano farsi distinta . Aveva le chiome cerulee stese giù per le guance e pel seno, stillanti gocce lucide dell'iride che scaturisce dalle gemme; la faccia del colore di perla, dai suoi occhi verde mare balenano sguardi i quali si appuntano dolorosamente negli sguardi del Cènci per modo, che gli pareva glieli abbacinassero; ma non sapeva staccarsene, sollecitandolo acuto una volutt