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Aggiornato: 8 giugno 2025
Ella pensava alla sua partenza ed era triste. Quando fummo a casa ci sedemmo come al solito ai due lati della tavola. Ma il vino bevuto mi era salito al capo; e senza esserne ancora precisamente esaltato, ne avevo le idee intorpidite e l'occhio stanco. Non sapevo più parlare. Ogni volta che aprivo la bocca dicevo: Mi amate, Fulvia?
E Anne-Marie, ad ogni nuova faccia che appariva alle porte, strillava. Finalmente Aldo disse: «Andrò al Consolato italiano. Tu, aspetta colla bambina in qualche negozio». Entrammo da un fornaio, e ci sedemmo; e Anne-Marie mangiò molti panini. Il Consolato era all'altro capo di New York e quando Aldo vi arrivò lo trovò chiuso.
Bravo il mio Baccio, siamo a tempo? sclamò il farmacista, entrando. Manca il signor dottore. Ci sono. Il signor De Emma entrò e sedemmo. Non si trovarono mai riuniti al medesimo desco, tre commensali più imbarazzati, e più incerti del loro contegno.
Venne l'ora della cena, e ci sedemmo a tavola; e una giovane, chiamata Sofia, ci serviva. Ella, nel volgermi gli occhi sopra, mi lanciò una fiamma nel core, che non cessò mai serpir per tutto, fin che non fece ben l'officio suo. Io, sentendomi le vene diseccate dal fuoco, chiedea da bere, e per rinfrescarmi e per godermi di quella divinissima vista piú da presso.
Faceva un gran caldo. Aprimmo il balcone; ci sedemmo l'uno accanto all'altro tenendoci per mano, e guardando, giù nella via, le signore che andavano al teatro Manzoni a piedi ed a capo scoperto per pigliare il fresco. Eravamo sereni ed ilari come due fanciulli. Io gli dissi: « Ecco, io non potrò mai andare a teatro con voi. Eppure sarei tanto felice se lo potessi.
Un'ora dopo l'arrivo ci sedemmo a tavola sotto la gran tenda consacrata a Lucullo. Credo che fu quello il pranzo più allegro che sia mai stato fatto dentro i confini del Marocco dalla fondazione di Fez in poi. Eravamo sedici, compreso il console d'America coi suoi due figli e il console di Spagna con due impiegati della Legazione. La cucina italiana riportò un trionfo solenne. Era la prima volta, credo, che in mezzo a quella campagna deserta s'alzavano ad All
Sulla tavola, una ventina di piatti pieni di grossi confetti bianchi, della forma di palle e di carrube; le posate e le stoviglie bellissime; molte bottiglie d'acqua; non una goccia di vino. Sedemmo e fummo subito serviti. Ventotto piatti senza contare i dolci!
Poco dopo ci sedemmo in mezzo al giardino sopra un bellissimo tappeto di Rabat, su cui ci fu servita la colezione. Il governatore Ben-Auda sedette sopra una stuoia a venti passi da noi, e si fece egli pure portar la colezione dai suoi schiavi. Allora seguì uno scambio curiosissimo di cortesie fra lui e l'Ambasciatore. Il Ben-Auda mandò per il primo ad offrire un vaso di latte; l'Ambasciatore gli fece portare in ricambio una bistecca. Al latte tenne dietro il burro, alla bistecca una frittata, al burro un piatto dolce, alla frittata un scatola di sardine; tutto questo accompagnato da mille gesti freddamente cerimoniosi, e posar delle mani sul petto, e sguardi rivolti al cielo con un'espressione comicissima di volutt
Il famoso ministro porse tutt'e due le mani, con un atto vivace, all'Ambasciatore, chinò la testa sorridendo verso di noi e ci fece entrare in una piccola sala a terreno, dove sedemmo.
Rimanemmo noi due col signor Bazzetta che, pratico della casa, aiutò il dottore a trovare le cose necessarie alla medicazione. Finito ch'egli ebbe ci sedemmo a quel desolato capezzale. Lo spettacolo di quella triste esistenza, che si spegneva in così profondo abbandono, in così cupa solitudine di affetti, era cosa da stringere il cuore.
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