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Ma non v'erano più che quattro giorni di viaggio e noi avevamo una parola magica che ci consolava di tutto: Fez! Si partì per Zeguta, di buon mattino, tutti rallegrati dal pensiero che quel giorno si sarebbero viste da lontano le montagne di Fez. Spirava un fresco d'autunno, e una leggera nebbia velava la campagna.

Stamattina, al levar del sole, sono stato a vedere la rassegna del presidio di Fez, che il Sultano fa tre volte la settimana, nella piazza dove ricevette solennemente l'Ambasciata.

Trovo sovente dei negozianti di Fez che son stati in Italia. Ce ne vanno ogni anno da quaranta a cinquanta, e parecchi hanno agenti mori od arabi nelle nostre citt

Sid-Mussa non ha il titolo di gran vizir, di ministro, di segretario; si chiama semplicemente Sid-Mussa; è nato schiavo; è un mancipio del Sultano, che domani può spogliarlo d'ogni suo avere, cacciarlo in fondo a una prigione o fare appendere il suo capo ai merli di Fez, senza renderne conto a nessuno; ma è nello stesso tempo il ministro dei ministri, l'anima del governo, la mente che tutto abbraccia e tutto move dall'Oceano alla Muluia e dal Mediterraneo al deserto, e dopo il Sultano il personaggio più famoso dell'Impero. Si può dunque immaginare la curiosit

Dopo tutto ciò, è facile immaginare che salto si sia fatto sulle seggiole il giorno che il signor Salomone Aflalo, secondo dracomanno della Legazione, si affacciò alla porta della sala da pranzo, e disse con voce sonora: È arrivata la scorta da Fez.

Ha lasciato il suo reggimento di fanteria per il comando di un reparto d'assalto. Fra le gomitate, gli urli dei suoi fez neri, mi racconta: A Meolo, c'era da ridere. Una battaglia di clown e buffi napoletani. Vero bordello pieno di risse di avvinazzati. Ma quanto sangue e quanti morti! Però tutto era allegro. Non ho mai visto tanta confusione.

Ci rannicchiamo dietro gli alberi, 50 metri indietro. Tre secondi. Altri fez neri ci arrivano alle spalle come scolari in baldoria. Subito tutti in piedi ci slanciamo nel prato. Che casino! Che casino! Ma vi era una sicurezza straordinaria! Avevamo la vittoria nelle ossa. Avanti, indietro, si perdeva, e riguadagnava. Si perdeva con strafottenza di ricconi alla tavola del giuoco. «Dobbiamo far saltare quei tre cannonimi domanda un caporale. Tutti rispondono: «No, no, no, per carit

Due ci si misero davanti, due di dietro, tre a sinistra e tre a destra; i primi armati di fucili, gli altri di bastoni e di corde a nodi. Faccie che, quando me ne ricordo, benedico il bastimento che m'ha riportato in Europa. L'interprete ci domandò che cosa volevamo vedere. Tutta Fez! si rispose. Ci dirigemmo prima verso il centro della citt

Appena egli scorse Fathma e Omar si rovesciò all'indietro raccogliendo un pistolone che puntò rapidamente verso di essi. B'Allai! La palla andò a forare il fez di Omar, un pollice appena sopra la testa. Fathma puntò il fucile verso il ferito. Se ti muovi ti ammazzo come un cane! diss'ella con un tono di voce da non mettere in dubbio la minaccia. A quella voce il volto del ferito s'alterò.

Da qualche giorno, passeggiando per Fez, mi si affaccia alla mente con una persistenza ostinata l'immagine d'una grande citt