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Scambiati i soliti saluti, il Gran Vizir sedette sopra una materassa distesa lungo la parete, incrociò le gambe, si strinse sul ventre con tutte e due le mani un grosso guanciale rotondo, suo atteggiamento abituale e notissimo, e non si mosse più di così per tutta la sera.

Dopo di aver insistito, ma invano, per entrare, si rassegnò ad aspettare che i vizir uscissero per interrogarli. Non corse molto tempo che uno di essi, Juban, comandante delle truppe irregolari, comparve. Egli mosse incontro allo sceicco che brontolava a pochi passi dalla capanna. Cercava appunto te, gli disse il vizir. Ne era ben tempo, rispose El-Mactud.

Ho capito, rispose l'Ambasciatore; non parliamone più. Tutti i nostri volti presero un leggero color verde. Finito il pranzo, l'Ambasciatore rimase a discorrere col Gran Vizir, e noi uscimmo dalla sala. Era buio e piovigginava. Nell'altra sala, in fondo al cortile, illuminata da una torcia, desinavano, seduti sul pavimento, il nostro caid, i suoi ufficiali e i segretari del Gran Vizir.

A pochi passi da lui vi era la capanna del Mahdi, sulla cui porta chiacchieravano i tre vizir dell'esercito, Ibrahim, Juban e Ahmed, il primo comandante delle truppe regolari, il secondo le irregolari ed il terzo l'artiglieria. Presso di loro era seduto Medinek, il quale, appena scorto le sceicco, affrettossi a corrergli incontro dicendogli: Ahmed aspetta Fathma.

Sulla soglia d'una di queste porte ci aspettava il Gran Vizir, in piedi; dietro di lui due vecchi mori, suoi parenti; a destra e a sinistra due ali di schiavi e di schiave.

Ieri siamo stati a pranzo dal Gran Visir Taib Ben Iamani, soprannominato Boascerin, che significa, secondo alcuni, vincitore al gioco della palla, e secondo altri, padre di venti figli: gran vizir, però, non d'altro che di titolo, per aver occupato quella carica suo padre sotto il regno del precedente Sultano. Il messo latore dell'invito fu ricevuto dall'Ambasciatore in nostra presenza.

Selam s'alzò mortificato, e riferì la risposta nell'orecchio all'Intendente il quale ci diede il colpo di grazia colle seguenti parole: Il Gran Vizir dice che non avrebbe difficolt

Per una porta socchiusa del pian terreno si vedeva una sala illuminata splendidamente, dove erano sedute e sdraiate in cerchio, in atteggiamenti voluttuosi, le mogli e le concubine del gran vizir, indiademate come regine; ma velate leggermente dal fumo dei profumieri che ardevano ai loro piedi.

Stava per uscir dai gangheri e ricorrere a qualche mezzo estremo a rischio di farsi tagliare la testa, quando il mattino del sesto giorno vide i tre vizir del campo Ibrahim, Juban e Ahmed e Gustavo Klootz entrare in furia nel tugul del Mahdi.

Ci mettemmo a tavola a notte fatta. Il Gran Vizir rimase sulla sua materassa, col guanciale tra le braccia, discorrendo e ridendo coi suoi due parenti. Non descriverò il pranzo; non voglio ridestare memorie dolorose. Baster