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Questa, se paragonava quel che era stata finora a quel che poteva diventare sposando Cresti, la sua stanzuccia dai mattoni screpolati, alla bella villetta che dalla finestra vedeva biancheggiare nell'ombra fredda dell'altra riva: se ricordava i giorni delle lunghe tristezze invernali, quando il gran freddo che scrolla le finestre par che insulti alla poca legna che langue nel caminetto, doveva riconoscere che l'offerta di Cresti scendeva sopra di lei come una benedizione.

O bimbo mio, guardandoti nel viso, di qualche cosa grande ed infinita ben sento che mi parla il tuo sorriso. O bimbo mio, guardando la tua culla, dove mi par continui la mia vita.... (Scrolla ancora il capo stranamente. Indi legge l'ultimo verso del sonetto, pensandolo molto, con amara incredulit

E il getto purpureo, da quel petto sul tuo petto allora e sempre, e il vano tuo fuggire: e il subito cader dell’odio, a piombo sul corpo offeso: e il dopo: stupefatto vuoto silenzio, ove il terror dell’atto compiuto fremo come un sordo rombo. Ma tu non parli; e un tremito convulso dalla radice dei capelli ai piedi ti scrolla; e guardi tu, ma non mi vedi, o dai fratelli, per tua mano, espulso.

L’avete ucciso! Gherardo Ismera, l’avete ucciso. Fuori di , tutto bianco e tremante, egli si scaglia contro l’accusatrice, l’afferra pei polsi e la scrolla brutalmente. Gherardo Ismera.

, stamattina. Mortella. Per ciò scoppii d’allegrezza e sembra che mi sguisci di mano. Ti tengo per le ali. La tiene per gli omeri, quasi la scrolla. Poi le parla più basso, con la voce alterata, con una sorta di salvatichezza improvvisa, che sùbito cede. Sei felice? sei felice? La Rondine. Ah, Mortella, Mortella! Mortella. Sei felice?

Ella è protesa verso di lui, in un fremito d’aspettazione, simile a una fiamma che si travagli. L’uomo sembra per alcuni attimi vacillare all’orlo del suo segreto. Ma si scrolla e ricusa. Gherardo Ismera. No. Questo è il segreto dell’anima. Voglio ancóra restar solo con lui e col mio dispregio, per prepararmi una solitudine più grande e più libera. De’ miei legami io non ho fatto le mie radici.

Le carte passano da una mano all'altra, una volta, due, tre; ma il fante di picche è sempre fedele al signor Asdrubale. Ah! il brutto pensiero che attraversa la mente di Donato! si prova a respingerlo, scrolla il capo e getta indietro i capelli, ma quel pensiero buio non se ne va. «Badi, dice l'avversario guardandolo fisso, il fante di picche quest'oggi mi vuol bene, scelga un'altra carta.

Vagisci, o bimbo, e il tuo vagito pare non so quale prodigio d'eloquenza. Non pensi, è ver, ma a tutto fai pensare in questa tua dolcissima incoscenza. Non pensi, è ver, ma quante cose care al babbo dici.... Con dolorante rancore, scrolla il capo. al babbo dici, inconsciamente, senza che l'aria stessa le possa rubare alla felice tua breve innocenza.

Nina Vannucci Nina Vannucci Vannucci Nina Vannucci Siede al suo posto. Scrolla il capo. Si passa una mano sulla fronte. VANNUCCI, FERDINANDO e NINA. Ferdinando Signor Vannucci! Vannucci Ohè, chi mi chiama con tanta furia? Ferdinando Signor Vannucci! Presto presto, aprite, chè la Nina è svenuta! Vannucci Nina? Nina? Vannucci L

Hai sognato, hai delirato, malvagia folle. E tu mi giurerai... Mortella. Lasciami! Lasciami! Sono a viso a viso, alito contro alito, come in una lotta selvaggia. Mortella si svincola. Ecco Bandino. Il fratello entra. Giana si scrolla e rovescia indietro il capo, con un piccolo riso convulso nei denti splendidi. Bandino. Che c’è? Che avete? Giana! Mortella! Che c’è? Mortella.