United States or Chile ? Vote for the TOP Country of the Week !


Ma mandatovi il terzo, Publio Cornelio che è il grande, ei vi restituí e in breve vi fece soverchiar la potenza romana, e ridusse il paese a province; mentre Asdrubale ne partiva per Italia, e qui poi era sconfitto e morto, prima di raggiungere Annibale fratel suo.

Non gli rimane nemmeno più il diritto di morire; uccidersi ora sarebbe «un troppo facile modo di pagare i proprii debiti» il signor Asdrubale lo ha detto. La mattina è splendida di luce, puro il cielo, l'aria fresca e carezzevole. La morta calma del cuore di Donato gli si riflette nell'occhio intorpidito che si arresta in una inconsapevole contemplazione.

Cuor tenero; benissimo, dice il signor Asdrubale chiudendo maliziosamente un occhio; la signorina Costanza è molto ricca... non fa nissun sagrifizio; come vede, colloca i suoi capitali coll'interesse del sei per cento, impiego sicuro, perchè gi

Eccolo il marchese Asdrubale!... Ebbe ventimila pertiche di terra grassa, questa villa, un palazzo ionico in Milano; creò cinque benefizii per cinque oratorii dei morti, sciolse dai livelli due monasteri, istituì varie messe pei poveri giustiziati a San Giovanni alle Case rotte; ebbe perfino trenta cani bracchi, segugi, mastini, da leva, da ferma, dodici amici senatori, una moglie infeconda e che gli visse accanto circa settantotto anni, sette mesi e qualche giorno.

A Donato non par vero di aver perduto, scompagina un'altra volta le carte che gli stanno dinanzi... poi risolleva il capo, impaziente della rivincita; il signor Asdrubale non gli bada, ha visto finalmente l'estremit

Il signor Asdrubale veste interamente di nero, secondo l'ultimo figurino domenicale della campagna; ha un volto asciutto, espressivo, con due occhi piccini, ma penetranti e sempre in agguato dietro folte ed ispide sopracciglia; ha le labbra sottili, ma socchiuse, perchè ci sta di mezzo un sorriso bonario; per altro ammicca di continuo cogli occhi, come per un ticchio nervoso, e ciò guasta un pochino l'impressione piacevole della bizzarra fisionomia.

Non per nulla Donato studia la matematica; facendo mentalmente il suo conto, egli trova che un po' di Cherubino Dolci ce l'ha anche il signor Asdrubale; ma nella gioia di vedersi liberato dai fastidii per un pezzo, nell'ebbrezza di sentirsi padrone ancora d'una sommetta, si dimentica volentieri di tutta la sua scienza numerica e ripete che va benissimo, che va benissimo, che va benissimo, e per poco non si stringe al petto quel caro, quel simpatico, quell'adorabile signor Asdrubale.

Qui le intenzioni del vincitore cominciano a farsi palesi anche a Donato, il quale si arresta di botto e dice: «La ringrazio del consiglio; so i miei doveri; domani venga da me, le scriverò l'obbligazione. Lo studente di matematica, ciò detto, volta a mancina, ma il signor Asdrubale non lo lascia. «Come mai da quella parte? non va dunque a casa? Non ho sonno, non dormirei stanotte...

Quanto poc'anzi era pauroso, altrettanto ora è arrischiato; l'intrepidezza della prima audacia è sempre poca cosa appetto dell'intrepidezza che succede allo sgomento; il signor Asdrubale dice di sapere dove e quando si fermer

Donato si fa forza per chiudere l'uscita ad un'onda amara di lagrime, ed arriva appena in tempo a trattener coi denti un singhiozzo che si perde in un mugolio lamentevole. Il signor Asdrubale sembra proprio alla tortura