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Aggiornato: 31 maggio 2025
Vola la rupe e per lo voto calle Ronza feroce, e tutta l'aria scote, E nel corso bramato ella non falle, Che 'n mezzo al petto del garzon percote: Ei crolla e sul terren batte le spalle, E di freddo pallor tinge le gote, E vicino a morir singhiozza sangue, E cade l'arco da la man che langue.
Ma non vogl'io, che de la mia bellezza, Trattone Alcmano, altri si veggia amante: Dunque sul primo fior di giovinezza D'ognuno a gli occhi io mi torrò davante: Ho bevuto venen: tu se potrai Vendica i nostri incomparabil guai. Poichè così parlommi, in tempo breve Abbassar gli occhi, e scolorir si mira; E sparsa di sudor come di neve Tutta si scote palpitando e spira.
Allor scote le briglie, e picca il fianco Del gran destriero; e con la destra irata Impugna il brando, che dal lato manco Pendea ricinto di catena aurata. Ma nel buon corridor l'ardir vien manco Per l'alta fiamma a non mirarsi usata, Che da l'armi celesti in varie rote L'aria dintorno co' gran rai percote.
A quegli atti AMEDEO cangia l'aspetto, Ed in parti diverse il pensier gira; E per qual via deggia avverarsi il detto De l'Angel sacro taciturno ammira. Ed in quel punto va seguendo Aletto Le cominciate frodi; in pria sospira, Poi dal preso cordoglio ella si scote E franca in voce fa sentir tai note: XXXIV
Al così favellar doglia profonda D'alto gelo a Sultana empie le vene; Indi si scote; e su l'eburnea sponda L'afflitta guancia con le man sostiene: Oh per me, disse alfine, ora gioconda, Se come a far m'accinsi, uscia di pene Col ferro allor che 'l genitor mio sparse L'alma canuta, e che la patria s'arse.
Egli lo stuol de' suoi, che 'n mare estinto Scorse affondar ne la tempesta rea, Pianse dolente, e se medesmo; or vinto I nobili occhi in sul mattin chiudea; Quì fronte annosa, e lungo crin ritinto In molta neve il messaggier prendea, E di rigidi manti il busto involve; Lo scote, e sveglia, indi la lingua ei solve: XV
Parola Del Giorno
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