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Aggiornato: 15 ottobre 2025
Egli era in giacchettina chiara con una larga fascia color pomodoro, che spiccava assai bene sopra i suoi calzoni color del burro, cascanti e flosci, da cui usciva un paio di scarpe zafferano, Che cosa mi manca per essere un bel giovine?
Prima si spolverò le scarpe col fazzoletto, si abbottonò il paltò, si aggiustò la cravatta, tirò fuori i guanti, si levò gli occhiali per ripulirli, poi tornò a rimirare il bottone del campanello.... ma invece di toccarlo, sospirò. Se l'andare lui dalla Schönfeld a cercar di Nora, non fosse stato assolutamente "come si deve?" Se poi Nora si fosse arrabbiata?
Erano tanto brutti, tutti. Colle lenzuola rubate facevano vestiti bianchi per ufficiali... Colle lenzuola di grossa tela ruvida facevano le scarpe! Sembravano Arlecchini! E le donne, le loro donne, li aiutavano nelle requisizioni. Tutte puttane con la fascia d'infermiera. Ce ne sono ancora tre! No, sono sei, bisogna massacrarle! Le pianterò gli spilloni negli occhi.
Parla almeno una volta in vita tua, mio bel vitello, se sei un vitello davvero! Come stai, Signoria? Lascia ch'io lecchi le tue scarpe. Costui, non vo' servirlo: egli non è valente. Tu mentisci, o mostro ignorante: mi sento capace di fare ai pugni con uno sbirro. Ma, dimmi un poco, pesce svergognato, un uomo che ha bevuto tanto vino quanto ne ho bevuto io può essere un codardo?
Loredana vestiva tutta di bianco, con una cintura bianca e lo scarpe bianche, e sorrideva all'amico, il quale era superbo della sua candida bellezza. Ogni cosa fatta a pennello! dichiarò Loredana, indicando l'abito; e soggiunse, dopo una lieve esitazione: Tu mi portavi con te, nella tua mente, quando ordinavi i miei abiti!
Per far dunque che almeno l'effetto gli riuscisse senza sconciature, si trasse le scarpe, ossia gli zoccoli che allora ne facevano le veci; inginocchiossi, e recitò una preghiera che solo il terrore gli traeva sulle labbra, e colla quale non voleva se non domandare a complice il Cielo.
Brasi in grembiule, con un piumaccio in mano, è intento a spolverare i mobili; si accosta alla greppina e spolvera anche i calzoni impolverati e le scarpe di D. Nzulu, che, dimenandosi, lo fa sobbalzare e poi ridere da scemo. Si ode il campanello d'ingresso, ed egli si ferma incerto, se debba o no togliersi il grembiule; poi se lo passa sotto il braccio e va.
Povera Milano non si riconosce più...! E i profughi, che disgrassia... Date indumenti, date indumenti! Lo so, lo so, sono povera gente. Ma, date indumenti, date indumenti! Sono restato a piedi io e senza scarpe!
Nell'uscir in fretta di casa, dopo esservi ritornato a cambiar le scarpe, invece del panettone aveva preso un cappello nuovo nella sua fodera di carta come lo avevano portato la mattina. Il panettone vero era stato chiuso in guardaroba. Le rise delle donne e specialmente dell'Immacolata andarono al cielo.
Adesso anche ella aspettava coll'anima tesa delirantemente: un sudore gelato le colava dalla fronte, le tempie le battevano da spezzarsi. Con uno sforzo supremo, quasi attratta da quelle due mani aperte sulla sua testa, si alzò; ma per una sensazione improvvisa, inesplicabile, si accorse di essere mal vestita come stava per solito in casa. I piedi le tremavano dentro le vecchie scarpe, e la sottana, diventata più corta su quella rotondit
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