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Aggiornato: 15 giugno 2025
Poi ripigliarono la solita vita lavorando ancora di più, mangiando ancora meno, facendo durare più a lungo le cuffie della signora Rosa, i vestiti, le scarpe; ma serbandosi sempre pulite, e nei giorni di festa portando sempre il vestito di seta nera. Mio padrigno morì; la nostra famiglia si disperse.
E con trentacinque centesimi mi compero il limone, il sapone, il refe, gli aghi e i bottoni che perdo. I bottoni sembrano stati attaccati con gli sputi. Son sempre in terra. Questa mane al passeggio mi sono lustrato le scarpe. Il sottocapo mi disse che erano indecenti. Erano ormai divenute rosse. «Ha ragione Federici. E poi tutti i giorni insalata!
Il Cavaliere, che faceva tanto bene scricchiolare, le scarpe sugli scalini, si rannicchiò nel bavero di pelo, sporse il labbro inferiore, aprì le due mani, tutte smorfie che volevan dire: Povero diavolo! Ah donne, donne, donne!... canterellò fino in cima il prete. E su e su, quando piacque a Gesù bambino, arrivarono all'uscio e sonarono.
Biella ne ha a centinaia. Volete cavalli? Eccovi bestie membrute, colle gaie sonagliere. Volete camminare da alpinisti? Provvedetevi un paio di scarpe dal calzolaio Crosa di Via Maestra.
A ventidue anni, per quanto andava intorno con un gran cappellaccio da pastore e colle scarpe di montagna e con un passo da monello, Flora non conosceva della vita che quanto se ne può capire attraverso ai romanzi inglesi dell'edizione Tauchnitz.
Oh, per questo, interruppe Pasquale, che vedeva andar la predica per le lunghe, e tanto, o prima, o dopo, bisognava rompere il ghiaccio, la non si metta sui trampoli. Vossignoria reverendissima. Trecento lire genovesi, da ottanta centesimi l'una, e chiamato quassù tre volte almeno per settimana, ora per una cosa or per l'altra, che più ci ho rimesso di scarpe!
PANDOLFO. Veggio Cricca; parmi intendere che mi voglia dare una buona novella: l'ho per un prodigio del mio bene. CRICCA. Ho caminato in tanta fretta per trovarlo che appena posso trar il fiato; le scarpe ne hanno fatto la penitenza che sono tutte rotte. PANDOLFO. Lo dice con voce alta, con bocca larga e allegra: segno di cosa allegra.
Ed ella pensò lungamente a Gesù che entrava in Gerusalemme cavalcando un’asina, mentre i popoli stendevano su la sua via le vesti e spargevano fronde. Nella stanza l’erbe di timo odoravano su da un vaso di terra. La testuggine veniva talvolta alla cucitrice e le tentava con la bocca il lembo delle tele o le morsicchiava il cuoio sporgente delle scarpe.
To', non la può mica andar sempre bene... Una volta corre il cane e l'altra il lepre... È stato così dacchè mondo è mondo. Siora Cate ha ragione soggiungeva un vecchio gastaldo d'un traghetto vicino, persona assai autorevole non c'è ragione di tribolarsi... E lascialo dire a chi se ne intende... Bisatto non è degno d'allacciarti le scarpe... E se ha vinto oggi, a rivederci domani.
I miei cenci sono il mio delitto. Più di cenci dunque. Abbiamo una giacca di velluto, delle scarpe, dell'oro! L'oro a Napoli è alla portata di chiunque ne vuole. Non si tratta che di aver fortuna: aver qualche ducato ed indovinare tre numeri. L'era semplice. L'era più che semplice, era tentante. La lotteria è il frutto proibito del popolo. Si era al giovedì.
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