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Aggiornato: 16 maggio 2025
Per me, le diceva costei, quel giovane non era colpevole.... Ho sempre desiderato che scappasse dalla sua prigione. Venisse qui, lo accoglierei a braccia aperte. Povero giovinetto! Eh che bel giovinetto! A tempo della condanna, pensai molto a lui, a tutti i ragguagli di quel processo.... Ora me n'ero, da anni e anni, dimenticata.... Però, un innocente, dover stare tanto tempo in prigione, dovervi morire... poichè il suo processo, fu detto, non ammettea revisione.... Ma che condizione terribile! Sentirsi senz'alcuna colpa, e dirsi: nessuno mi giustificher
Si sentiva tanto felice, povera Andreina, e le doveva capitare quel colpo terribile!... Aveva finito di essere gelosa e di temere la contessa Della Valle; lo portava via lei, il suo Giacomo; se lo portava in America, ed era più contenta sapendolo povero, perchè, povero, era meno facile che le scappasse di nuovo, e perchè povero si sarebbe persuaso che lei gli voleva bene senza nessuna mira interessata... povera Andreina!
Giacomo, vedendolo appena, non pensò ad altro, si alzò, e salutati e ringraziati gli amici della barcaccia, andò diffilato verso il palco della d'Eleda. Da uomo pratico, non voleva che gli scappasse l'occasione d'incontrarsi con Giorgio in un terreno neutro e così di rompere il ghiaccio, per il suo ritorno inaspettato.
Non voglio aver osservazioni dal signor Richard. Non sono più un bimbo, sono un uomo. Che c'è di male? Meglio al teatro che in una bisca! E, borbottando e gesticolando, continuò a camminare in fretta verso il Dal Verme, mentre il signor Daniele, curvo, muto, gli teneva dietro per non saper che fare, per non lasciarlo andar solo, per paura che gli scappasse.
Quando le riuscì di afferrare il fenicòntero e lo ricondusse sul terreno, il combattimento era finito, e i due ricci s'erano allontanati: "importa poco," pensò Alice, "poichè tutti gli archi se ne sono iti all'altro lato del terreno." E se lo acconciò per benino sotto l'ascella, acciocchè non scappasse più, e ritornò al micio per riappiccicar con lui il discorso.
Il Manzoni a scuola. Io non mi fermerò ora a darvi notizie della culla del Manzoni, che fu ritrovata e si conserva in una villa del signor Rosinelli a Mozzana sopra Galbiate; nè della cascina detta La Costa, ove il grand'uomo fu allattato da Caterina Zanzeri, nè di questa nutrice, la quale vogliono che fosse svelta, vivace e piacevolona. . Ma non è senza importanza il fatto che a soli sei anni il fanciullo Manzoni fu allontanato da casa sua e chiuso nel Collegio de' Frati Somaschi di Merate, ove rimase dall'anno 1791 all'anno 1796. La mamma ve l'accompagnò, ma scomparve intanto che il fanciullo era tenuto a bada da un frate maestro. Si possono facilmente immaginare gli strilli del povero fanciullo non appena egli s'accorse che la mamma sua l'aveva lasciato; ma, poichè ad uno de' prefetti parve pure che il pianto durasse troppo, il fanciullo ricevette un colpo sulla guancia accompagnato da queste parole: "E quando la finirete di piangere?" Quello fu il primo dolore provato dal grand'uomo, che se ne rammentava anche negli ultimi anni della sua vita. "Buona gente (del resto egli concludeva, parlando di que' suoi primi istitutori), quantunque, come educatori, lasciassero troppo a desiderare che fossero prima un po' più educati loro stessi." I frati di Merate lo avvezzarono dunque ai primi castighi. Ad undici anni, Alessandro Manzoni passò nel Collegio di Lugano, ove gli toccò la buona fortuna di avere tra i suoi maestri il buon padre Francesco Soave, onesto letterato e, per quei tempi, educatore assai liberale, sebbene s'indispettisse contro il nostro piccolo scolaro, che s'ostinava a scrivere le parole Re, Imperatore e Papa con la prima lettera minuscola. Il Manzoni parlando un giorno del Soave a Cesare Cantù gli disse, tra l'altre cose: "Teneva nella manica della tonaca una sottile bacchetta, presso a poco come quella che fa i miracoli dei giocolieri; e quando alcuno di noi gli facesse scappare la pazienza, egli la impugnava, e la vibrava terque quaterque verso la testa o le spalle del monello, senza toccarlo; poi la riponeva e tornava in calma." Al Manzoni rincresceva d'avere talvolta inquietato quel Padre, che tanto fece, sebbene non sempre il meglio, per l'istruzione della gioventù. Narrava pure il Manzoni come una volta gli scappasse detto in iscuola "ne faremo anche a meno," quando il Padre Soave annunziò che fra poco ci sarebbe stata la lezione d'aritmetica. Il Padre maestro si levò allora dalla cattedra, e si mosse gravemente verso il piccolo ribelle, che si sentiva gi
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