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Aggiornato: 4 giugno 2025


16 Non giova calar vele, e l'arbor sopra corsia legar, ruinar castella; che ci veggian mal grado portar sopra acuti scogli, appresso alla Rocella. Se non ci aiuta quel che sta di sopra, ci spinge in terra la crudel procella. Il vento rio ne caccia in maggior fretta, che d'arco mai non si aventò saetta.

È vero, bisogna dormire; nel sonno mi par di non essere più cieco; veggo buone faccie, ridenti, bianche più della neve, con occhi splendidi più di stelle, veggo campagne verdi come smeraldi, acque di zaffiro e un cielo che par d'oro lucente; e veggo il sole che mi saetta e mi avvolge co' suoi raggi e non mi abbaglia e non riesce a farmi battere le palpebre.

La fanciulla gli dardeggiò uno sguardo a guisa di saetta; egli lo ricevè stringendo gli occhi, e facendo sfavillare le pupille.

14 Astolfo disse a lei, che le volea dar Rabican, che nel corso affretta, che, se scoccando l'arco si movea, si solea lasciar dietro la saetta; e tutte l'arme ancor, quante n'avea, che vuol che a Montalban gli le rimetta, e gli le serbi fin al suo ritorno; che non gli fanno or di bisogno intorno. 15 Volendosene andar per l'aria a volo, aveasi a far quanto potea più lieve.

Così dicono le favole che Semele fu percossa dalla saetta. FR. Che dici adunque? AP. Che tutte son cose simulate, e penso, e dubito che elle siano cose finte. FR. Pensi tu, che in quei primi tempi degli eroi siano apparsi demonj, che, secondo a nostra religione, sai che sono spezie di spiriti maligni? AP. certo.

L evò la vista, dunque, ove si elice E cco una fiamma ed ove un cieco infante, R accolto l'arco e la saetta, altrice A hi! di quanti martiri, lo diamante T rito mi ruppe al petto e quindi svelse I l cor giá fatto de' sospiri al vento S tridente face e d'acque un fiume lento. O h quante da quell'ora incomenciaro P ene, tormenti, affanni, sdegni ed ire, T ravagli, doglie, angoscie e zelosie!

Ahimè, che piaghe vidi ne’ lor membri, ricenti e vecchie, da le fiamme incese! Ancor men duol pur ch’i’ me ne rimembri. A le lor grida il mio dottor s’attese; volse ’l viso ver’ me, e «Or aspetta», disse, «a costor si vuole esser cortese. E se non fosse il foco che saetta la natura del loco, i’ dicerei che meglio stesse a te che a lor la fretta».

e come saetta che nel segno percuote pria che sia la corda queta, così corremmo nel secondo regno. Quivi la donna mia vid’ io lieta, come nel lume di quel ciel si mise, che più lucente se ne ’l pianeta. E se la stella si cambiò e rise, qual mi fec’ io che pur da mia natura trasmutabile son per tutte guise!

«Sta ferma, brutta saettaripetè la Contessa, e questa volta, dopo avere scaraventato il pettine sulla seggiola vicina, accompagnò la tirata con uno scappellotto. «Le fo anche da serva, a quella monella... E lei, invece di essermene grata, le inventa tutte per farmi scappar la pazienza

onde si muovono a diversi porti per lo gran mar de l’essere, e ciascuna con istinto a lei dato che la porti. Questi ne porta il foco inver’ la luna; questi ne’ cor mortali è permotore; questi la terra in stringe e aduna; pur le creature che son fore d’intelligenza quest’ arco saetta, ma quelle c’hanno intelletto e amore.

Parola Del Giorno

s'alceste

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