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Aggiornato: 1 maggio 2025


L evò la vista, dunque, ove si elice E cco una fiamma ed ove un cieco infante, R accolto l'arco e la saetta, altrice A hi! di quanti martiri, lo diamante T rito mi ruppe al petto e quindi svelse I l cor giá fatto de' sospiri al vento S tridente face e d'acque un fiume lento. O h quante da quell'ora incomenciaro P ene, tormenti, affanni, sdegni ed ire, T ravagli, doglie, angoscie e zelosie!

Voi, ch'avete nel cielo alto ricetto, Vergini sacrosante, or mei dite. Qual, se sdegno a Nettun cangia l'aspetto, Teme Glauco e Nerco, teme Anfitrite: Ed ei su rote immense aspro fremente Conturba intorno il mar col gran tridente: XLVI Per guisa tal su quell'orribil piano L'alto d'Italia cavalier sen giva Pien di tempesta, e con terribil mano Fiumi di sangue in fra le squadre apriva.

Olimpio si salvò per la scala del giardino; Marzio uscì dal palazzo montato sul cavallo storno, portando su le groppe di quello avvoltolato il mantello scarlatto trinato di oro. Acque del Tebro, a voi sola è rimasta La grandezza di Roma. ANFOSSI, Beatrice Cènci. Fu di Romolo la gente Che il tridente Di Nettuno in man gli porse. Ebbe allor del mar lo impero, Ed altero Trionfando il mondo corse.

Franchi poichè la sentinella altro non era che il nostro bresciano Martino Franchi indispettito dalle risa del nuovo arrivato era per forarlo col suo tridente e con quelle bagatelle di braccia il nostro eroe stava fresco.

Talvolta il padre, chiamandolo e vedendolo sordo, dava in una risata sgangherata e ripeteva quei due nomi per delle ore colla cadenza sonnolenta di una nenia; poi aveva finito per chiamarlo: la bestia, e il primo giorno che lo chiamò così, la madre furiosa l’aveva minacciato col tridente ed egli l’aveva battuta. Ma fu l’unica volta in sua vita.

Spesso mi son diviso ardendo in luoghi diversi e sopra l'albero e fra mezzo ai pennoni così distintamente per poi di nuovo unirmi in uno. I lampi di Giove precursori del tremendo fulmine, non son così spessi; il fuoco, lo scoppiettio di solforose fiamme sembravano assediar l'alto Nettuno e, per virtù del suo tridente, l'onde sue piene d'ira far tremare. O bravo spirito!

La folla, impossibile a credersi e a descriversi, era raddoppiata: al quarto ordine molti individui si reggevano alle statue. Ercole aveva un cappello nero sulla testa, Nettuno ne teneva un altro sul tridente. Si aspettava.

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