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Leo rugiens, ursus esuriens, princeps impius super populum pauperem.... multos opprimet per calumniam. Prov. C. 28. v. 15. Aperta è la gran sala ove le sorti Fur decise dei re, quando ancor Roma Fu astuta, se non forte. ANFOSSI, Beatrice Cènci.

Il Carnevale di gennaio e febbraio aveva una ripresa in autunno col Pirro re d’Epiro del Zingarelli, con La Serva padrona e con gli Zingari in fiera del Paisiello; e nel Carnevale seguente, passato clamoroso per gli applausi riscossi dalla prima donna Anna Davì o Davya piemontese, la quale, benchè attempatella, nella Zenobia in Palmira di Pasquale Anfossi cantava con grazia ed eccellenza singolare.

Olimpio si salvò per la scala del giardino; Marzio uscì dal palazzo montato sul cavallo storno, portando su le groppe di quello avvoltolato il mantello scarlatto trinato di oro. Acque del Tebro, a voi sola è rimasta La grandezza di Roma. ANFOSSI, Beatrice Cènci. Fu di Romolo la gente Che il tridente Di Nettuno in man gli porse. Ebbe allor del mar lo impero, Ed altero Trionfando il mondo corse.

Invoca un Dio, che l'abbandona E la condanna a disperarsi. È desta, E delira. ANFOSSI, Beatrice Cènci.

. . . . Con mano empia tentava I misteri di amore in quelle membra, Ma lo respinse un Dio che lei vegliava. Il Dio che pura se la tolse in cielo, Come quando ella uscìa dal suo pensiero. ANFOSSI, Beatrice Cènci. Ecco come si ammenda il Conte Cènci.

Ove riposa il tuo capo caduto, Che raccolto, e da man pia ricongiunto Al virgineo tuo collo, ebbe ghirlanda, Simbolo dei dolenti anni recisi Sul mattin della vita? ANFOSSI, Beatrice Cènci Si ode un'orma: si ripete. È passo di vivente, che muove verso il feretro. Al chiarore della torcia si svelano le sembianze di Padre Angelico, bianche come la cera della torcia che arde.

Fanciulla del dolore, o tu che sai Piacere anco sepolta, e ricoperta Dal silenzio di trecento anni, bella Sai tornare alla idea come nel giorno Che te lo Amor rapiva, o tu delizia Dei racconti di queste itale care Fanciulle, che spirar sai dalle stesse Dipinte tele, onde l'occhio fatato Dal tuo sguardo, in imago ancor ti cerca Rediviva per Roma, abbi il mio pianto. ANFOSSI, Beatrice Cènci.