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Aggiornato: 10 giugno 2025
Ordinariamente, niente mi spingeva a riflettere anche un istante da fanciullo, come soltanto avrei potuto fare con la mia piccola intelligenza. Le sensazioni mi sfioravano appena, si smussavano nel mio contatto.
E spingendolo innanzi a me con dolce violenza lo trassi nella prossima camera. Raimondo non aveva avuto tempo di riflettere, di conoscere l'inganno, che si trovava innanzi ad Eugenio. Lo guardò un istante più commosso che meravigliato; e si gettò piangendo nelle sue braccia. .... Ci inoltravamo taciti e mesti. Raimondo andava innanzi, Eugenio ed io a fianco l'un dell'altro. Nevicava.
«È una risoluzione tranquilla e maturata, non è l'esaltazione d'un grande dolore. «È trascorso quasi un anno dalla morte del babbo, dal distacco di Gualfardo e dal vostro attacco di spinite retorica. Vedete dunque che ho avuto tempo a riflettere.
Ma quegli che semplicemente pensa o parla d'un omicidio perpetrato o da perpetrarsi da altri non pecca perciò. Dicasi lo stesso circa le cose impudiche: la semplice idea di questo o quel piacere impudico, non è peccato in sè, come non è peccato il riflettere ad esso; il ricordarlo, prevederlo.
Poi, ruppe in lagrime e, senza riflettere a ciò che facesse, un'ora dopo si trovò inginocchiata innanzi al confessionale del padre Piombini. La chiesa immensa del Gesù Nuovo era deserta. Io vi aspettava, disse il gesuita. Questa parola dette a Bambina la coscienza di sè stessa. Un nuovo accesso di lagrime la prese, il singhiozzo la soffocò.
Mio zio mi osservava e taceva, io dissimulava i miei pensieri, e si tirava avanti, egli per lasciarmi agio a riflettere ai miei casi, io aspettando nell'ansia dei timori e delle speranze il momento fatale che doveva decidere del mio avvenire. Finalmente una mattina essendomi alzato per tempo, vidi molte finestre aperte nel palazzo Brisnago.
Ah signore! la tentazione è grande; ma io temo commettere un grossissimo peccato... Li volete, o non li volete? Ma mi lasci riflettere. Non è mica cosa da niente uno scrupolo di peccare, per un parroco che ha la cura delle anime... Ebbene; ponete tutto a debito dell'anima mia. Tanto io ho conto lungo col paradiso... Ah! li prenderò...
Allora trovò che diceva troppo, la stracciò, la buttò sul fuoco, aspettò che fosse affatto distrutta e poi, preso un altro foglietto, scrisse due righe sole: «Mi ami tanto?... Ho bisogno che tu me lo dica sempre, che tu non mi lasci mai sola a riflettere... «Mi ami tanto tanto?... «Sempre: ricordati! Giacomo, prima di pranzo, andò a farle una visita, com'erano rimasti intesi, e la trovò sola.
Ella voleva riflettere; e risultato della sua riflessione fu se le risposte, che doveva dare a quel cavaliere, fossero mai un segno di riconoscimento. Il conte attendeva; finalmente, vedendo che quella situazione si prolungava un po' troppo, decise ricorrere ad un ultimo mezzo, mostrare cioè a Gabriella il ritratto della contessa di San Giorgio.
Fece una pausa; sedette di nuovo, sopra un divano, all'altro angolo del salotto. La luce morente che entrava dai poggiuoli aperti illuminò i bei capelli candidi della signora e il viso un po' roseo per l'interna agitazione; c'era in quella donna forte ancor qualche cosa di giovane e di fresco, una purezza di linea e d'espressione, che pareva riflettere la purezza del sentimento e del pensiero.
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