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Il trattamento che faceva del continuo alla moglie la rese alfine infelicissima. Non voleva più che vedesse alcuno, e la costringeva a vivere affatto isolata. Io l'ho sempre servita: vedeva i suoi patimenti, ma ella non se ne doleva mai.

A capo basso, con voce fioca rese grazie al Pontefice per la sua degnazione, mentre questi, in sembianza di affettuosa premura, gli andava ripetendo: Ora subito vi spediremo il placet, e vi autorizziamo ad annunziare spacciatamente averlo noi concesso ai meriti di vostra signoria...

Poi che su i sacri altar l'alto mistero, E fur gli uffici de la forniti, Doroteo rese grazie al gran guerriero, E fur di lui cotali accenti uditi: Or che per la tua man fugge leggiero L'affanno, onde a ragion fummo smarriti, Giustissima ragion ne stringe il core A dar pregio di gloria al tuo valore. Ma qual fia mai per così larga impresa Lingua mortale a faticarsi ardita?

Il suo amore, la sua passione eran rimasti troncati in un attimo: essa non gl'ispirava più affetto, odio, disgusto, desiderio di rappresaglie: gli sembrava fosse morta la giovane da lui amata e che fosse sorto un mostro dalla sua spoglia. Sulle prime, non si rese conto della condizione in cui egli era piombato.

Ma dopo pochi momenti rientrò. «Tu l'hai vedutadisse, accostandosi al Fossano che gli alzò in volto gli occhi con tale atto che pareva si destasse allora da un sonno profondo. «Tu l'hai veduta, e chi la rese così infelice, tu lo sai;» e tacque per un poco.

La paura la rese crudele; seguendo l'impulso irresistibile dell'amore materno, che fa anteporre la salvezza di un figlio ad ogni altra considerazione, comandò al cocchiere di far partire la carrozza al galoppo.

Squarciato il secondo piano scese al primo; crollato anche il primo, passò al piano terreno; diroccato questo pure, s'accampò all'aperto; ma non cedette un sasso della sua ruina e la rese immortale.

Poi nel 1557 rese un decreto che fu messo fra le leggi fondamentali per cui si permetteva di predicare il Vangelo in tutta la Valtellina e nei contadi.

Essendogli fallito il matrimonio di Milano colla principessa Carlotta, il suo occhio di uomo di Stato non lo rese dubbio nella scelta: la Romagna sola, sempre agognata dai papi, poteva essere conquistata; ma per questo bisognava diventar capitano, destreggiarsi fra Firenze e Venezia raggirando i migliori diplomatici del tempo, giovarsi della Francia, tener l'occhio a Ferrara, non fallare un'occasione, mutar disegno ad ogni evento, calcolare l'impreveduto e fronteggiare l'imprevedibile.

La casta dei virtuosi di teatro, quando eminente, colta, corretta, è la più simpatica! Sempre cordiale, schietta e scevra da pregiudizi. Non ha superbia, è sempre vivace e gioconda. La si può ascrivere fra i liberi pensatori. L'arte ha ingentilito il loro cuore. Gli incolpevoli stenti provati da quella casta, in principio della carriera, la rese pietosa verso la classe sofferente. La trepidazione subita tante volte al cospetto del pubblico, o non imparziale o non istruito abbastanza nella nobile arte, la fece gelosa della propria reputazione guadagnata studiando, e diede poi essa esempio di generosit