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Sospirava, e copertasi la faccia colle mani taceva; indi abbandonandosi di nuovo agli impulsi di un cuore schietto, bisognoso di esalare in parole l'affetto che da tanto tempo vi stagnava, Oh se sapeste (continuava) se sapeste a mezzo quanto mi hanno fatto soffrire!» E gli raccontava alcuni dei suoi patimenti, i più vivi, i più ricordati, con una melanconia profonda, eppure scevra d'ogni rancore. Qui dentro (proseguiva) sono entrata il 20 di giugno anno passato: or siamo al primo d'ottobre: quattrocensessantasette giorni! Vi pare? non uno ne sfuggì inavvertito alla prigioniera: non uno in cui la monotonia de' patimenti quotidiani non fosse rotta da qualcuno straordinario. E qui non vedere, non ascoltar altro che oppressi o tiranni: mai una faccia amica, paziente, caritatevole: mai una parola di consolazione; mai poter credere; mai esser creduta! E neppure, vedete, neppure un poco d'aria libera da respirare. Io che l'amava tanto! io che l

T'invasa furor divino: e intoni su te díssono canto, come il fulvo usignuolo non mai sazio di pianto, che, chiuso nel suo duolo, Iti Iti per tutta la sua vita piange, di mali innumeri fiorita. Oh! la sorte del garrulo usignuolo! Le membra un Nume a lui cinse di penne; dolce vita gli die', scevra di lagrime. Me attende, a farmi a brani, una bipenne.

Dice Pindaro che infiniti errori sono appesi alle menti degli uomini. Vorrò io forse immaginare che soltanto la mente mia vada scevra di tali ingombri? Davvero, io non esercito la professione dell'uomo modesto, che troppo sovente va a braccetto con la ipocrisia e con la interessosa volponeria; ma neppure nutro una cosí stolta presunzione. Però, prima di giudicare entro me una cosa, ne esamino i fondamenti: prima di esprimere il giudizio, ci penso su due volte: sicché non m'avviene di asserire nulla di cui non possa poi rendere le mie ragioni. Queste potranno parere buone o cattive, e sarò sempre grato a chi mi dimostrer

Giorgio Pallavicino Trivulzio è un'onorevole eccezione però, alla regola; e quando l'Italia, scevra da certe miserie, che la tribolano anche al d'oggi, far

Voi non dovevate atterrirvi, ma rallegrarvene; e solamente avevate debito di usare di tutta la vostra influenza perchè il campo fosse aperto a tutti egualmente, perchè la discussione si mantenesse scevra di raggiri e d'intolleranze, nei termini d'una pacifica e fraterna polemica.

Don Fulgenzio in quattro salti fu al fondo della scala. Una commozione non mai provata agitava i suoi nervi. Svegliare una donna! Per un prete, confessiamolo, la missione era delicata e non scevra di pericoli. Bussò leggermente all'uscio del salottino. Nessuna risposta. Bussò una seconda volta: silenzio. Don Fulgenzio sentiva i brividi dell'ignoto.

Dal ‘voi’ che prima a Roma s’offerie, in che la sua famiglia men persevra, ricominciaron le parole mie; onde Beatrice, ch’era un poco scevra, ridendo, parve quella che tossio al primo fallo scritto di Ginevra. Io cominciai: «Voi siete il padre mio; voi mi date a parlar tutta baldezza; voi mi levate , ch’i’ son più ch’io.

Sentiva un grande distacco dalle cose terrene, una stanchezza scevra di desideri, eppure egli non era mai stato così debole di fronte ai piaceri mondani: non li temeva, perciò non stava in guardia. Così è, quando il vapore aderge troppo alto si scioglie e precipita nel rigagnolo.

Dal 'voi' che prima a Roma s'offerie, in che la sua famiglia men persevra, ricominciaron le parole mie; onde Beatrice, ch'era un poco scevra, ridendo, parve quella che tossio al primo fallo scritto di Ginevra. Io cominciai: <<Voi siete il padre mio; voi mi date a parlar tutta baldezza; voi mi levate si`, ch'i' son piu` ch'io.

Dal ‘voi’ che prima a Roma s’offerie, in che la sua famiglia men persevra, ricominciaron le parole mie; onde Beatrice, ch’era un poco scevra, ridendo, parve quella che tossio al primo fallo scritto di Ginevra. Io cominciai: «Voi siete il padre mio; voi mi date a parlar tutta baldezza; voi mi levate , ch’i’ son più ch’io.