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Voi non vi scaldaste al sole dell'anima. Io non avrei il coperchio e fino all'ultimo minuto di mia vita riposerei lo sguardo su quel cielo che ho tanto e tanto amato! Requiem immensam dona mihi, Mare....

Nei brevi lucidi intervalli concessigli dalla febbre e dal delirio, egli si recitava deprofundis e requiem, e dava occhiatacce di odio al dottore, che intanto aveva la sfacciataggine di assicurargli: Siamo fuori di pericolo! Infatti, il cavaliere ne era uscito quasi per miracolo, ma diventato proprio un altro.

Dio conservi per lungo tempo Voi e la famiglia vostra. Quando sarò morto, un requiem anche per me. Addio. Vostro Aff. Cugino G. MARIA BLANDIS. Alla lettura di quel foglio, semplice ma affettuoso, si sarebbe udito volare un muscerino, tanto era il silenzio, il raccoglimento dei due fratelli uditori.

In sul principiare del novembre 1847, il nostro ammirabile artista fu chiamato a Copenaghen per dirigere gli spettacoli al teatro di corte. Quivi egli scrisse non poche composizioni da camera, ed una Messa da Requiem in suffragio di re Cristiano VIII, che venne eseguita nella chiesa cattolica di Copenaghen il 5 gennaio 1848, e ripetuta, il venerdì santo dello stesso anno, in occasione di un concerto sacro dato a benefizio dei feriti nella guerra pei Ducati dello Schleswig-Holstein. Le onorificenze ottenute e le laute profferte della Corte non valsero a trattenere il Mariani a Copenaghen dacchè l'eco della rivoluzione italiana ebbe scosso le sue fibre di patriota e di artista. Egli corse a Milano per arruolarsi nelle file dei volontari, e dopo aver preso parte infino all'ultimo alla lotta nazionale, sconfortato dalla dolorosa catastrofe, accettò un contratto per Costantinopoli, e partì alla volta di quella citt

Concettella dinoccolò sillabando ancora le parole: Misericordia di me! A quell'ora stessa, il re pregava nel suo piccolo oratorio. Il conte d'Altamura aveva detto: Questa sera, alle nove precise, il diavolo chiama il suo vescovo appo di perchè canti compieta. E il re recitò un requiem per l'anima del trapassato.

Quando Anna tornò su ’l luogo, trovò i calafati che tiravano per la coda la carogna, e cantavano un Requiem con false voci asinine.

Domine, labia mea aperies.... Senti? all'osteria di Bartolomeo, c'è un arrostino d'abbacchio.... Sta zitto, se no pianto il morto.... ut aedificentur muri Jerusalem.... Requiem aeternam! Va a morì ammazzato! Il chellerino.

«Vidi alcuni de' miei compagni che piangevano; altri, allevati devotamente, si fecero il segno della croce, poi lo ripeterono su di me. «Un vecchio bidello bisbigliava tutto compunto: « Requiem æterna dona eis, Domine. «Vidi il povero prof. Dulcamara che si mordeva i pugni ed esclamava con una convinzione, che in quel momento non mi parve neppur comica: « Maledetta la mia scienza!

Nella solenne commemorazione funebre celebratasi a Lucca in onore del defunto maestro, si eseguirono i seguenti pezzi: 1.° Gran marcia a banda ed orchestra, sopra motivi tratti dalle composizioni di Pacini. 2.° Messa da Requiem a quattro voci e grande orchestra scritta dall'illustre defunto. 3.° Altra marcia a banda ed orchestra.

Intanto Maddalena ed Elisa per tutta quella notte, non possono addormentarsi. Stanno in decubito a recitare Ave marie, Salve regina, e requiem ai poveri morti quantunque il loro fratello sia ancor vivo. Anche Alfredo, seduto a riposare alquanto, su di un abete divelto dal turbine, sospira, e pensa alle sue care sorelle.