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Che chiude l'êra delle pazzie giovanili. Erano questi gli studi d'Ariberto Ariberti; così viveva egli, ciondolandosi, coll'isocronismo comune ai pendoli e agli animi deboli, dalle marchese di San Ginesio alle Giuseppine Giumelle, dalle Giselde alle Marie, dalle Dore alle Euterpi, dai Bertoni ai Ferreri e dai Candioli ai Priori. Fatto il male, si pentiva; l'indole sua generosa portava così.

Il cicerone vi mostra la sala delle guardie, ove, nella giornata del 6 ottobre 1789, morirono tre soldati, tre eroi, Varicour, Durepaire, Miomandre de Sainte Marie, ottenendo, col sacrifizio delle loro vite, il tempo necessario alla fuga della regina negli appartamenti del marito e alle valide difese della guardia nazionale, che cacciò poi la moltitudine furibonda fuori del palazzo.

Quando mi aveva raccontato qualcosa di troppo torbido, e sentiva nel tepore della coltre leggermente il mio corpo tremare, allora prendeva quel libro, lo apriva, sempre alla stessa pagina, e senza muoversi, molto piano, con la voce alterata, leggeva una bella preghiera che, mi ricordo, cominciava così: «Dénoue tes cheveux, Marie Madeleine, ô toi qui as le plus aimé par mi les pécheresses...»

Mia moglie proseguiva dal delizioso angolo ove stava rincantucciato andrebbe bene come modello per Maria Vergine! Ma non se ne fanno più ordinazioni di Marie Vergini in questi tempi sacrileghi; e quei positivisti di parroci le comprano gi

Innanzi a quelle tre figure sconcissime del Cristo e delle tre Marie bruciava una lampada che dava più fumo che luce.

Qualche volta Marie Soubirous, la sorella minore, veniva presso lei per dirle:

Suor Teresa tolse il rosario dalla cintola e prese a snocciolarlo, stando seduta al capezzale dell'inferma. Pregava movendo a pena le labbra che mormoravano i Pater noster e le Ave Marie; mentre il cuore in lagrime, invocava Dio, la Madonna, i Santi tutti per il miglioramento, per la guarigione della malata. Era la preghiera della riconoscenza schietta e affettuosa.

E il vento pregava per noi, cantando, nella notte scintillante: «Dénoue tes cheveux, Marie Madeleine, ô toi qui as le plus aimé parmi les pécheresses...»

I cocchieri bestemmiano Per le marmoree vie... E salutano agli angoli I Cristi e le Marie. Spesso la fame, squallida Larva, i tugurii invade... E cogli aranci i pargoli Giuocano nelle strade. Oggi si muta in ghiaccio L'umor delle fontane... E le camelie sbocciano Col sol della dimane. Ogni edificio è un'ampia Mole che in cielo ascende... E a vivere sul lastrico Il cittadin discende.

Intanto Maddalena ed Elisa per tutta quella notte, non possono addormentarsi. Stanno in decubito a recitare Ave marie, Salve regina, e requiem ai poveri morti quantunque il loro fratello sia ancor vivo. Anche Alfredo, seduto a riposare alquanto, su di un abete divelto dal turbine, sospira, e pensa alle sue care sorelle.