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Aggiornato: 25 giugno 2025
Non era il bacio, che fosse diverso dagli altri veduti, e sentiti. Era lei, che era un'altra. Emma da bambina era divenuta una donna. Nella notte dormì poco e male. Nel sonno agitato, febbrile, sognò che anch'essa partiva per un lungo viaggio, e un giovane bello e innamorato la baciava sul predellino e così lungamente, che il bacio non si distaccava più dalle sue labbra.
Non eravamo mai stati così bene. Prima che suonasse il campanello della partenza, un signore ottenne il permesso di salire sul predellino a stringere la mano a Federici. Faccia buon viaggio. Grazie. Il signore era commosso. Federici con le mani legate non aveva potuto stringergliela come avrebbe voluto. Partenza! Il maresciallo ci salutò con un gesto della mano.
Alla stazione centrale si fecero prima uscire De Andreis e Romussi. Quando discesero dal predellino della vettura Valera e Federici, gli altri due erano scomparsi. Turati lo si fece partire per Pallanza mezz'ora dopo, in un omnibus piccolo, che lo aspettava nello stesso cortile. Egli si era portato via il materiale per scrivere un libro sul socialismo italiano.
Piazza Beccaria, numero cinque disse la Teresa al fiaccheraio, mettendo il piede sul predellino. Ell'era bianca in viso come una morta, ma risoluta. Il cameriere dell'albergo, salutando, chiuse lo sportello; la vettura partì.
Cugini e cugine non guardavano se non per terra, con gesti impacciati; mentre la voce del conduttore ripeteva per la ventesima volta il suo monotono: Presto, signori, presto, si parte. La sposa dovette scendere, lo sportello fu chiuso brutalmente e in furia, ma essa si arrampicò di nuovo sul predellino del vagone. Addio, addio Paolo, ritorna presto.... ricordati di scrivermi ogni giorno.
Il treno si era appena fermato che un piccolo signore, da uno scompartimento di prima classe, si era affrettato a chiamare: Aprite, presto, presto! Poi si era calato da sè, come se la carrozza fosse in fiamme: ma un po' impediva il ventre che sporgeva dagli svolazzi di un giacchetto di orléans nero; un poco era colpa delle gambine esili, che non riuscivano a toccare il predellino.
Tra gli intimi di Romussi, vi era il professore Pietro Panzeri, direttore dell'Istituto dei rachitici, che piangeva come un ragazzo. Il vagone cellulare era nuovo o pennelleggiato di fresco. Perdeva un odore di vernice che faceva turare il naso. Don Albertario, grosso come era, non riuscì a mettere il piede sul predellino che aiutato.
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