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Aggiornato: 19 luglio 2025
Sì, sì, avete ragione.... Mai più vi rivedrò, lo giuro.... Lascerò la Sicilia per sempre, appena terminati questi affari.... Vi ringrazio. Fui un po' leggiero, un po' incostante, donna Livia! perdonatemi. Attendete.... una domanda.... vostra moglie sa.... Ignora tutto.... Donna Livia respirò, indi: Le mie lettere le possedete ancora, Federico? No, volevo mi seguissero nella tomba.
Perdonatemi, disse Roberto, ma non posso far forza al mio naturale. Sotto la forma di uno scherzo vi ho detto poco fa tutto quello che il mio cuore sentiva. Vi ho profferto sinceramente e prontamente la mia mano, perchè aveste a scorgere sulle prime la purit
È giornata triste: s'avvicina l'inverno: mio padre deve sentire anche lui uno sconforto tremendo. O Signore, quand'era ammalato, tanti anni fa, ho pregato tanto per lui e tanto devotamente! Ti prego ancora, o Vergine, che sai come è l'anima mia.... perdonatemi tutti, o mio padre, o mia madre, o Carlo! Perdonatemi... Lo sento che non sono cattivo. 30 ottobre. Ieri ho fatto una passeggiata.
E seguitò con amarezza: A qualche giorno di distanza sarei passata dalle braccia dell'uno alle braccia dell'altro?.... Vergalli le troncò le parole a mezzo. No, Teresa, non mi attribuite questo pensiero... Mai, mai esso mi è balenato nella mente. E allora? Allora... non so... che volete?... Sono un pazzo, sono un visionario... Perdonatemi, Teresa, perdonatemi... Era proprio partito, colui?
«Perdonatemi questa disgressione; essa non mira che a significarvi come l'atto creativo venne ancora a parermi necessario. Quest'atto io non ho da vederlo, io non ho da descriverlo, nel linguaggio necessariamente povero, colle immagini necessariamente inadeguate di tutti i sistemi conosciuti. Ho bisogno della legge, come gli stessi materialisti; ma con questa semplice differenza, che essi vogliono la materia intelligente, o capace d'intelligenza, che è infine tutt'uno, e poi suppongono la legge cieca, mentre io immagino cieca la materia e intelligente la legge. D
Col cuore sanguinante, senza far conoscere a nessuno la propria destinazione, senza tentar di rivedere la baronessa, a cui aveva solo fatto pervenire un biglietto con questa parola: Perdonatemi, egli lasciò Napoli, malgrado i gravi affari che ve lo trattenevano, per Firenze, dove un suo dramma aveva suscitato un grande entusiasmo.
CINTIA. Di grazia, signor mio, stendete la vista per la strada e per le fenestre, ché non vi sia alcuno che stia spiando i fatti nostri. ERASTO. Non appar anima viva. BALIA. Amasia Amasia, presto presto! ché Cintio vi chiama ché vostro padre vi cerca. CINTIA. Cor mio, perdonatemi. Eccomi eccomi!
MANGONE. Come non le riceverò con buon animo? ne terrò continua memoria della vostra amorevolezza; vo' darvi alcuni miei schiavi che vi aiutino a portarle. PANFAGO. Non accade incomodarvi per ciò: in nave non mancheranno bratti che or ora le porteranno qui. MANGONE. Andate in buona ora; e se non avete quella amorevolezza, in casa mia, che meritate, perdonatemi.
Egli trovava il Bello nella sua scala, e questo era segno che l'amico non lo aveva punto dimenticato. Il vino gli aveva fatto uscir di mente il luogo del ritrovo: ma che perciò? Quel liquido malaugurato aveva pure impedito a lui di trovare la corda del campanello! Avete ragione; diss'egli adunque. Ritorno infatti dal luogo che mi diceste ier sera. Perdonatemi ora, se ho pensato un po' male di voi.
Ma s'apre la porta e veggio il parasito che viene per ritrovarmi: perdonatemi. LECCARDO. Entrate, signora, in questa camera qui vicino. CHIARETTA. T'obedisco. LECCARDO. Serratevi dentro e aspettatemi un pochetto. Capitano, sète voi? MARTEBELLONIO. Pezzo d'asino, non mi conosci?
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