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Aggiornato: 19 luglio 2025
PIRINO. Di picciol fonte non può nascer gran fiume: non l'ho servito come desiderava, atteso il mio poco valore. ALESSANDRO. Tra buoni amici si disconvengono le cerimonie: quel poco ch'io vaglio, spendetelo a vostri commodi. PIRINO. Però vengo alla libera con voi, e perdonatemi del fastidio.
Perdonatemi,» le rispose il giovane, «io non parlerò più di ciò che può eccitare la vostra sensibilit
Ma perdonatemi se ho rasentato un momento il sermone: tendenza consueta di chi parla a persone di cui desidera il bene ardentemente. E di questo voi non dubitate, ne son certo. Voi non credete a quello che dice un grande poeta malinconico: che lo spettacolo della gioventù è odioso agli uomini maturi. No, non è vero, per la maturit
LA MIA ANIMA. Miei cari amici... perdonatemi le mie villanie e le mie offese!... Sono ammalato, questa sera... Sono nervosissimo!... Sento un dolore, qui, vicino al cuore, profondissimamente... Forse, sono spacciato!... Benissimo!... LULÙ. Caro! Caro! Allora, la mia Anima, ubbriaca fradicia d'angoscia e di tenerezza, pianse ancora dirottamente, come un vitello, fra le braccia di Lulù...
Agli accenti interrotti della di lei voce, gli sguardi di Valancourt passarono tosto dal furore alla tenerezza. «Vi sentite male, Emilia,» diss'egli, «e vogliono perderci amendue. Perdonatemi se ho ardito dubitare della vostra tenerezza.»
DON IGNAZIO. Non ad altro che ad onesto e onorato fine. ANGIOLA. Perdonatemi se cosí immodestamente vi rompo le parole in bocca.
Che cosa ho fatto per meritarmi tanto castigo? Mio Dio, la mia fede era tanto gentile e l'anima mia era sì pura! Martedì 19. Io non reggo più. Ho dormito affannosamente con una smania terribile. Sono l'ultime righe che scrivo. E come se morissi e ricevessi il pane dell'amore di Dio, parlo a tutti dal profondo dell'anima mia. Perdonatemi tutti: sii felice, tu prima di tutti e di tutte, o Carlo.
Signor Pardo, siate il ben trovato, non mi conoscete? Son Pedolitro vostro amico. PARDO. Pedolitro. PARDO. Chi si potrebbe conoscere cosí vecchio? e poi vestito alla turchesca? che sète stato prigione o ammalato, che avete cosí vigliacca ciera? perdonatemi, cioè macra e scolorita. PEDOLITRO. Il mal mangiare, il peggior bere e il molto patire. PARDO. Le tue vesti?
DON IGNAZIO. Si fusse altro che voi, ch'ardisse dirme questo, lo mentirei per la gola. DON FLAMINIO. Perdonatemi si son forzato passar i termini della modestia con voi, ché quanto ve dico tutto è per l'affezione che vi porto.
EUFRANONE. Signore, perdonatemi se mi fo vincere dalla vostra ostinata cortesia: ecco la mano in segno d'amicizia e di parentado, avertendovi di nuovo che non ho dote da darvi. DON IGNAZIO. E ancorché me la voleste dare, non la vorrei: conosco non meritar tanta dote quanta ne porta seco.
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