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Al cospetto di Diana prese una mano di Roberto e una del principe con le sue e bisbigliò: Perdonatemi! E guardando negli occhi i due uomini, dette un grido straziante e ricadde, poichè niuno pensava a sorreggerla. La sua agonia durò alcuni minuti. Un raggio di sole era venuto a posarsi sulla sua testa; e rendea orrido il pallore, spaventosa la contrazione della fisonomia.

Cesare capì. Perdonatemi, disse lentamente. Vi ho spaventata!, e ve ne chiedo perdòno.... Volete concedermi di baciarvi le mani? Emilia lo lasciò avvicinare e gli diede le mani, ch'egli si chinò a coprire d'intensi baci; ella lo guardava, sommesso e vinto; ma quando Cesare allungò un braccio per cingerla intorno al busto, la donna si sciolse vivamente. Non osate di più, disse.

Perdonatemi dunque il fallo involontario: io mi ritiro. Restate, disse la donna. Poichè il destino mi vi ha condotto dinanzi, ed io v'ho gi

Perdonatemi, lo potete, perchè non fui altro che debole e perchè vi amo troppo. Che la mia memoria resti pura, siate felice, ma ricordatevi qualche volta.... Addio, disse Paquita, vi ripeto che tutto è perdonato e sebbene lontano il mio.... affetto vi rester

Coraggio, mio figlio! gli disse. E perdonatemi! È avvenuto per colpa mia, tutto ciò. Porto sfortuna a chi mi vuol bene. Oh, non dite, mio signore, non dite! gridò il Fiesco, intenerito. Era il destino. Ma io mi ucciderò, se non la salvo. Un delitto! Non lo pensate neanche. Eh, io non sono un santo. Senza di lei, meglio l'inferno! E non l'ho io gi

Ma io sono un uomo, Clara, e se posso avere spezzato il mio cuore, se posso aver vinto ogni desiderio e ogni speranza, sono sempre un uomo, e voi non mi potete raccontare i dolori, che vi ha dato l'amore di un altro! Perdonatemi! E fece l'atto di volergli prendere la mano. Ma egli la ritrasse. Non mi avrete capito, mai, Clara.

Non spaventarti dei miei martirii e delle mie bestemmie. Ho avuto dei momenti di fede così gentile, che Dio mi salva. Credevo fossero l'ultime righe! Ancora aggiungo: O mia madre, o mia Lidia, perdonatemi, ricordatevi di me. Ancora una volta perdonatemi, perdonatemi. 5 maggio 1882. Venerdì. È passato più d'un anno: ed apro il mio mobiletto: e noto questa data....

Ora il mio manoscritto è finito e suggellato, e mi occorre ben altro. Ma perchè sto io qui a rattristarvi colle mie malinconie? Me ne andrò, perdonatemi, buona sorella!... , andate, Lorenzo. Un po' d'aria vi lever

D'un subito il cocchiere le si appressò, l'afferrò pel braccio e le fece: Com'è vero Dio, stasera prendo un guaio per voi! Chi vi conosce? E avete scelto la vettura mia e me per correre appresso al vostro uomo? Ma lo sapete voi che due lire non mi bastano neppure per l'avena al cavallo, e me l'avete ammazzato! Ella mormorava: Perdonatemi... perdonatemi...

Signora, rispose Lorenzo, facendo ogni sua possa per rattenersi, perdonatemi! Me ne andrò. , ve ne andrete adesso, perchè vi vedano uscire, e tutti abbiano a risapere che eravate qui solo nel mio spogliatoio. Il giovine Salvani chinò gli occhi, e si morse le labbra, per non rispondere altro. Che cosa avete detto a que' signori? chiese la contessa a Cecchina.