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Quand’ io da la mia riva ebbi tal posta, che solo il fiume mi facea distante, per veder meglio ai passi diedi sosta, e vidi le fiammelle andar davante, lasciando dietro a l’aere dipinto, e di tratti pennelli avean sembiante; che sopra rimanea distinto di sette liste, tutte in quei colori onde fa l’arco il Sole e Delia il cinto.

Odiava quasi l'arte sua; lasciava inoperosi gli strumenti, vuota la cameretta, secchi i pennelli. Pensava troppo, oramai. Il suo pensiero si smarriva. Era ammalato, aveva un fuoco insolito negli occhi. Poi, dopo un lungo periodo d'inerzia, prese una risoluzione energica e si chiuse nel suo laboratorio.

Del resto, il Miracolo di san Donato richiedeva tutto il suo tempo. Spinello era pieno d'ardore e passava sul trespolo le intiere giornate, lavorando alla brava. I pennelli, nelle sue mani, andavano e venivano come la spola in mano alla tessitrice. Un mese dopo la scena coi massari del Duomo, che v'ho raccontata più su, il nuovo affresco era condotto a termine.

Si ragionava con Tuccio di Credi, il quale trova una certa rassomiglianza, nel volto di Lucifero.... Ah! disse Spinello. Tuccio di Credi ha trovato questo? La cosa merita di esser chiarita. E scese dal trèspolo, su cui depose tavolozza e pennelli, per andarsi a piantare in uno dei punti estremi del tavolato.

Mettendo qualche necessario intervallo nelle sue contemplazioni, Spinello andava ogni mattino al Duomo vecchio, dove erano ancora da finire nuove opere di mastro Jacopo. Ma il vecchio pittore si vergognava di occupare in troppo umili uffici il suo famoso scolaro. Senti, gli disse una volta, non è da te raccattarmi i pennelli e mesticarmi i colori.

Per l'anima di... gridò egli, dando di fuori senz'altro. Che cos'è quest'accusa che voi mi fate? Credete voi che l'arte s'insegni come il leggere, scrivere e far di conto? Bietoloni! Anch'io sono stato a scuola, e ricordo come insegnava Taddeo Gaddi, che a sua volta ricordava come insegnasse Giotto di Bondone. Macinavo, mesticavo, aprivo la bottega e la chiudevo, come voi; facevo le imbasciate del maestro, maneggiavo la granata, secondo il bisogno, e molto più che non maneggiassi i pennelli; insomma facevo ogni più umile ufficio come voi. Con questa differenza, per altro; che voi vi lagnate, ed io non mi lagnavo; che voi non intendete nulla di nulla, ed io cercavo di profittare degli esempi che avevo sott'occhio. Guardando ciò che il maestro faceva, io, bene o male, e mettete pure che fosse male, ho imparato a fare anch'io qualche cosa. Indovinavo, dov'era facile indovinare, e quello che non intendevo alle prime, chiedevo al maestro. È dei maestri il rispondere, non gi

Quest'ultima idea mi atterrì; io mi volsi guardandomi attorno Eugenio ripuliva i pennelli, facendosi presso al balcone su cui batteva l'ultima luce del giorno Clelia mi guardava sorridendo della mia muta contemplazione.

Che cosa ci manca, laggiù? Tu ci hai tutte le tue abitudini; io le mie, i libri, i fiori, i pennelli. Sai, zio? la vita può esser bella anche così. Credo anzi che sia bella solamente così. Uno scrittore ha detto che la più bella cosa del mondo è la luce; poi vien subito il verde. Sar

Sono nuovi pennelli ultra-dinamici di Balla per ridipingere le nuvole all'aurora. Fiuto le nuove Tanks gi

Fiordalisa si era lentamente disciolta dai lacci dell'innamorato Spinello. Lavorate, lo voglio; diss'ella, non tanto per desiderio di comandare a lui, quanto per rimettersi in contegno e riavere la padronanza di medesima. Spinello, obbediente, ripigliò tavolozza e pennelli. Oh, quando sarete mia! mormorò, rimettendosi al cavalletto.