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Aggiornato: 14 giugno 2025


«Quella strada era quasi solitaria. Parlavamo poco. Io ero preoccupata di quanto stavo per dire. Gualfardo pareva si studiasse di portare il discorso su argomenti estranei a noi. Trovava belle o brutte le case dei canottieri; più o meno svelte le forme dei canotti. E fresca la strada, e pittoresca, ecc.

Egli fu per dare un sobbalzo a quelle acerbe parole; ma non si mosse, e finse non averle udite. In quella vece si morse il labbro, fino a far sangue; indi proseguì con piglio beffardo: Dov'eravamo rimasti, innanzi ch'io saltassi fuori a parlarvi di tutte queste sciocchezze? Ah, ecco! Parlavamo di vostra figlia, che, voglia o non voglia, dovr

A mano a mano che parlavamo, il terrore ci era entrato fino nel midollo spinale. Ciascuno di noi gareggiava di vigliaccheria. Piangevamo e imploravamo la vita come tanti miliardarii attesi sulla spiaggia dai parenti straziati dal dubbio. Il bastimento, che aveva tentato di mantenersi in equilibrio con le

Il Brigadiere Noi due ci parlavamo, è vero; ma essa era dentro, ed io ero fuori! Il Commissario Essa, chi? Il Brigadiere Teresina. Il Commissario Il Brigadiere Io sono giovane... ella è giovane... siamo giovani tutti e due... Ci vedemmo, ci piacemmo, ci guardammo, ci parlammo, ci amammo. Betta Oh! questa è carina! Il brigadiere è il rivale di Cucù. Il Commissario

Quando sedeva su l’orlo della mia coltre, Odette, nelle sere dell’inverno, ed i suoi braccialetti, brillando, si premevan nel mio guanciale profumato, noi parlavamo a lungo, sottovoce, di cose veramente colpevoli, o tremando, bocca su bocca, leggevamo qualche storia d’amore. Presso il mio capezzale stava sempre un vecchio libro di preghiere.

La vita intima e solitaria sprona naturalmente alle confidenze. Parlavamo con mia moglie del passato, dei parenti morti, dei giuochi d'infanzia, delle prime conoscenze, si voleva che nulla rimanesse segreto fra noi. Agata mi raccontò i primi anni della sua vita, passati come la nostra Giuseppina fra le carezze dei genitori e i fiori del giardino; la sua dolorosa partenza pel collegio di Como, i giuochi colle compagne, le amicizie, le gelosie di quel piccolo mondo, i sogni color di rosa dell'educanda, il lieto ritorno alla casa paterna, i giorni sereni passati accanto alla madre, le occupazioni della vita domestica, i piaceri del giardino e dell'orto, i passeggi, le letture, le opere di carit

Al passeggio non parlavamo che di ammalati, di medici e di infermieri. I miei compagni erano d'accordo che non c'è carcere o reclusorio o ergastolo che abbia un'infermeria che s'avvicini a quella delle persone libere di due o tre secoli sono. È un'infermeria a celle o a stanzoni che passa sopra qualsiasi precauzione. Quella a celle deve essere preferibile. Illusione!

Poche ore prima avevamo letto alcune pagine d'un libro dell'Humboldt. Guardavamo il cielo, e parlavamo del moto della terra, dei milioni dei mondi, dell'infinito, con quel tuono sommesso, quasi di voce lontana, che vien spontaneo quando si parla di tali cose, di notte, in un luogo silenzioso. A un certo punto tacemmo, e ciascuno si abbandonò, cogli occhi fissi nel cielo, alle sue fantasie.

Al vedermi Clelia un atto di sorpresa non m'aveva udito ad entrare perchè era distratta non poteva essere altrimenti. Però sorrisi della sua debolezza essa arrossì in volto e non sorrise. Non vi badai gran fatto, e mi rivolsi ad Eugenio. Che cosa narravi a mia moglie? gli domandai scherzoso. Eugenio mi porse la mano. Parlavamo di pittura le facevo una proposta che tu devi farle accettare.

Ella pure mi guardò, ma sorridendo. Si vedeva che aveva una parola sul cuore. Susurrò: Dove fiorisce l'agave? e un lieve color di rosa le corse in viso. Parlavamo in italiano, so perchè io le abbia allora risposto in inglese, come se qualcuno avesse potuto comprendere: I kiss you.

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