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Aggiornato: 17 maggio 2025
«Quella strada era quasi solitaria. Parlavamo poco. Io ero preoccupata di quanto stavo per dire. Gualfardo pareva si studiasse di portare il discorso su argomenti estranei a noi. Trovava belle o brutte le case dei canottieri; più o meno svelte le forme dei canotti. E fresca la strada, e pittoresca, ecc.
Scendendo, per via Nazionale, Julian Sorel andava alla morte. Non trascinava più a stento le sue gambe stanche, ma non correva neppure; non si fermava più, a certe vetrine, ma gli occhi che fissava sui viandanti, avevano la stessa dolente espressione di chi non vede; non trasaliva più, quando squillava la cornetta del tram, ma il pallore del suo volto era diventato livido. L'uomo agonizzante aveva ricevuto la estrema ferita: ma gli era anche stata indicata una via ed egli vi andava, senz'affrettarsi, ma fatalmente, alla luce azzurrina e glaciale di due occhi divini che lo conducevano, al suono funebre di una cristallina voce muliebre che lo accompagnava, alla carezza di due mani sottili sulle tempie e nei capelli, all'ultimo bacio dalle labbra parlanti, ultimo bacio e ultime parole, penetrate nel cervello, nell'anima, nel cuore, in tutto l'essere. Adesso, camminando, Julian Sorel pensava soltanto in quale punto del gran Tevere egli si dovesse andare a buttare: Gwendaline Harris non glielo aveva detto. Non a Ripetta, poichè il ponte è troppo frequentato di giorno e vi sono le imbarcazioni dei canottieri e il suicidio vi fa fiasco quasi sempre: non all'Albero Bello, perchè un posto prediletto alla morte e vi è una barca di salvataggio; non a Ripa, perchè vi sono troppe tartane cariche di vino di Sicilia; dove, dunque? Si rammentò una sera di agosto, in cui, di passaggio per Roma con Gwendaline Harris, venendo da Vienna e andando a Sorrento, erano andati a Ponte Molle, borghesemente, come tutti coloro che sono costretti a restare in Roma nell'estate: e avevan passeggiato, su e giù, lungo il fiume, verso i vasti prati di Tor di Quinto, verso la ombrosa via Angelica: Gwendaline era vestita di molle seta bianca, come sempre di bianco, e aveva un gran mantello leggiero di lana bianca: sì, sì, egli sarebbe morto a Ponte Molle, verso Tor di Quinto o per la riva di via Angelica, era ancora lei che gli suggeriva questa idea. Era a piazza Venezia, quando si decise. E prese per il Corso, sulla diritta. Qualcuno lo salutò, egli non riconobbe chi fosse e passò innanzi: varii lo fermarono, eran creditori di piccole, di grandi somme e la domanda variava, ora brutale, ora piagnolosa, ma insistente, ma implacabile, lo avean saputo ricco e gli avean fatto credito, e credevan che avesse denaro ancora, credean che si negasse per mala volont
Il barone presentò i suoi amici, il nobile Ezio Bagliani e don Erminio Bersi, al commendatore Zuccani, segretario particolare di S. E. il Ministro delle Finanze al signor Ignazio Bühler, direttore della Banca federale, presidente anche lui del club dei Canottieri di Zurigo.
A sinistra: sala da ballo, con tre canottieri che dormono sopra i sof
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