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Aggiornato: 1 giugno 2025


Egli stava per ritrarsi, allorchè il principale, accortosi d'alcuno che veniva: Signor Damiano, gli disse, siete voi? fatevi pure innanzi, ho a parlarvi.

Bambina, al contrario, si precipitò verso il ballatoio, e gridò: Signore ambasciatore, sbarazzatemi, di grazia, dalla petulanza dei vostri domestici. Ho bisogno di parlarvi, all'istante da solo a sola, per interessi considerevoli.

Da un labbro di donna, consiglio, o rimprovero, non torna mai dispiacevole. Bene, non siete permaloso. Io vedrò dunque di darvi il consiglio. Del resto, è appunto per ciò che ho voluto parlarvi a quattr'occhi.... Voi siete giovane, l'ho detto; avete ingegno; la vostra famiglia è ricca... Non molto ma infine, vi fa vivere nell'agiatezza e voi non avete a lagnarvi della sorte.

Come i lettori intenderanno, l'attenzione dei tumultuanti s'era un tratto rivolta al nuovo interlocutore. Era ciò ch'egli voleva, poichè in quella occasione gli occhi, o, per dire più veramente, l'occhio buono del Guercio si volse a lui e riconobbe l'amico. E l'amico gli fece un cenno che voleva dire: son qua e mi occorre parlarvi.

No davvero, ella rispose, vi sono abituata. Vi fu una pausa; camminarono ancora qualche passo. Giorgio si avvicinò a lei, quasi appoggiandosi. Torniamo indietro, ella disse. Egli fece uno sforzo sovrumano. Vi dissi or ora che ho bisogno di parlarvi.

La conversazione fu interrotta dall'entrata precipitosa di un domestico che rimise al principe una carta di visita. All'istante sclamò il principe. M. di Linsac ò bisogno di parlarvi. Vogliate aspettarmi o ritornare fra due ore. Ritornerò, principe disse Sergio, salutando ed uscendo. Il principe di Lavandall entrò nella sua camera per indossare una redingote, poi si recò al salone.

«Lo sappiamo! entrò a dire il colonnello, parlando la lingua italiana, con accento italiano, e levando allora soltanto il capo dalla carta, su cui era venuto studiando tutt'occhi con Dumorbion: ma se invece di declamare le pagine vecchie della vostra storia, voi italiani badaste a farne scrivere di nuove e gloriose, meglio per voi, per noi, per tutti!.... E qui mutando il linguaggio in francese, e voltandosi al vecchio Dumorbion, proseguiva: Cittadino generale, questo giovane viene a parlarvi in nome de' suoi compatrioti....?

Intanto il Guercio aveva saltato le panche, ed era venuto di costa al Garasso, che lo aspettava. Oh, eccovi qui, buona lana! disse il Bello. Presente! rispose l'altro. Volete che andiamo a bagnarci il becco? S'intende. Ho da parlarvi a lungo. E anch'io, perdinci! Che ve ne pare? disse il Bello. Andiamo dalla Piccina? Laggiù ci si sta come papi. No, non ho tempo da perdere.

Non potevate certo immaginarli ispirati da un'altra; mi conoscete oramai da tanto tempo e se anche nella mia selvatichezza rifuggo dal parlarvi di me, tuttavia dovevate sentirlo che per me non c'era al mondo altra donna, fuori di voi. Io stesso, io che vi supplico invano di una buona parola, non oso sperare di essere amato da voi, ma sono certo che non amate altri. Lasciatemi andare.

A questo punto, uno dei tre ufficiali francesi che avevano accompagnato il Palavicino a Reggio, e che nel primo incontro dei due amici s'eran fermati sull'uscio della camera, si fece innanzi e voltosi al conte Galeazzo Mandello: Signore, gli disse in francese, credo inutile il parlarvi della vostra fede di cavaliere; ma vorrei sollecitarvi a consegnare a noi tre, che ne abbiamo espresso mandato dal governatore Lautrec, il fanciullo Armando, e a fare quello che avete promesso nella vostra lettera.

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