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Aggiornato: 9 luglio 2025


E quella notte, nell'osteria del Mago, prese una sbornia solenne, per affogare, da quell'eroe di Byron che si teneva di essere, la sua rabbia nel vino. Senonchè, tra un bicchiere e l'altro, aveva bisbigliato al Priore, con cui era entrato in molta dimestichezza dopo la faccenda del duello: Forse domani avrò bisogno di te. Che tiro mancino meditava l'Ariberti in quell'ora?

I monelli ed i guatteri si divertivano di quel selvaggio. Lo spiavano per coglierlo sul fatto, e quando stava per mordere al suo pasto, gli gridavano imitando i camerieri che servivano i signori nell'osteria: «Filetto al sugo! Costolette alla marsigliese! ServitoPietro non capiva la burla, ma capiva che lo burlavano, e mostrava i pugni ai monelli.

Intanto, così, per non destare sospetti, io vado a finire la mia partita. E infatti, Giano tornò a sedere al tavolo di prima, e a giuocare tranquillamente. Un altro uomo entrò nell'osteria, e si avvicinò a Curzio: era Gaetano Tognetti. Anch'esso aveva ricevuto dallo scultore un appuntamento in quel luogo. Curzio lo prese per mano, e lo condusse al tavolo dove aspettava Monti.

I nostri soldati, seduti sotto i festoni delle viti, piluccavano beatamente i pingui grappoli pendenti di zibibo, a titolo d'antipasto. Lo stato maggiore entrò nell'osteria. L'oste ci attendeva sulla porta con uno schioppo da caccia a due canne e col cappello in mano. Datoci con lieta faccia il benvenuto, soggiunse: Eccellenze! viva l'Italia!

PANURGO. È scemo di cervello. Venendo da Roma, lo trovai nell'osteria; e ragionando come si suole, dicendogli che veniva in casa di un medico famoso, mi pregò che l'introducesse a voi che lo guarissi d'una infirmitá che patisce, non so se umor maninconico o discenso lunatico.

GRANCHIO. Se l'ho lasciati nell'osteria or ora, si muovono se prima non gli porto la risposta! Come può esser questo? GERASTO. Come non può essere, se è stato? GRANCHIO. Non vi ho trovato dunque, perché non siete quello che vo cercando. Ma io tanto cercarò che lo trovarò. GERASTO. Anzi tu non devi esser quello che ha inviato Narticoforo a cercarmi. GRANCHIO. Voi come vi chiamate?

Quando io penso, e tendeva l'indice della mano destra verso Diana, che passeggiava tuttora nel giardino con Adolfo, ch'io portando via quella ragazza all'ubriaco, cui era stata data in custodia, vi ho procurato tanta fortuna, e sto per procurarvene una tanto maggiore.... Ah, me la ricordo quella sera!... Mi par di vedere l'osteria: di sentire lo scalpitìo de' cavalli: una carrozza si ferma davanti alla porta: entra nell'osteria un uomo: un buon uomo: beve, ribeve: offre vino a tutti: parla, riparla: racconta che gli hanno affidato una bambina, che è nella carrozza....

Un letto abbastanza pulito attendeva il cavaliere: egli avrebbe dato assai assai perchè il sonno venisse a toglierlo tosto ai pensieri continui, che quasi lo stancavano. Ma è allora appunto che il sonno si fa attendere; e tutti dormivano nell'osteria che il cugino del duca vegliava ancora.

Ma come mai, mi direte, un sacerdote cogli abiti di funzione a quell'ora, in quel luogo infame? Eh! miei cari, sappiate che quell'uomo, sotto le vesti più venerande, altro non era che quel Catone, giovane scapigliato, che voi vedeste nel primo capitolo di quest'istoria nell'osteria dei Tre Mori.

Alla vista di quella lotta i birri, ch'erano rimasti fino allora sull'ingresso entrarono tumultuosamente nell'osteria della Sora Rosa. Erano otto o dieci manigoldi, vestiti in borghese, ma muniti di stili e pistole. In un attimo si scagliarono addosso ai tre amici. Legateli tutti e tre, gridò il commissario. Indietro! esclamò Curzio.

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