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Aggiornato: 9 luglio 2025


La vergogna di Michele era grande; e fu più grande ancora, quando gli risovvenne di tutti i discorsi fatti col Bello nell'osteria degli Amici. Le sue ciarle e le faccende domestiche spiattellate al Garasso, non gli parevano la cosa più bella del mondo. Egli non sapeva perchè, ma in fondo al cuore gli doleva di aver detto tanto, e, come dicono a Genova, gli prudeva la coscienza.

Il cavaliere lo seguì in silenzio; la sala da pranzo era la cucina; non ve n'era altra nell'osteria. L'oste istesso venne ad incontrare quello che aveva indovinato essere un ospite di gran conto, e lo pregò umilmente a perdonargli se non gli era possibile servirlo in luogo migliore. Il conte rispose con distrazione che ciò gli era indifferentissimo.

L'ostessa si chinò per baciargli la mano; dico mano e non zampa, poichè fino dall'entrare nell'osteria il caprone aveva lasciato cadere a terra la veste lanuta, la testa e le corna fittizie, ed era apparso un bellissimo giovane, di maestoso portamento, di occhi cerulei, di capelli biondi.

Nella strada cresce un remore di sonagli e di zampe e di ruote, cresce e poi s'arresta.... Ecco entra nell'osteria un mulattiere col camiciotto sudato, colla frusta in collo, colla destra mano che suffrega le labbra bruciate. L'oste non c'è. Il mulattiere leva la voce ed incomincia: Per Dio Sacrrr....!

In fondo alla via San Giovanni, ridotta in tutt'altro aspetto da quello che era ventisei anni prima, nell'osteria delle Stelle, alla bettola della Coroncina, al giardino degli antichi acquedotti, insomma in tutti quei luoghi in cui più frequentemente solevano radunarsi i caporioni della plebe, i nostri personaggi sentirono presso a poco gli appresso discorsi.

In quella sera Curzio gli aveva dato appuntamento nell'osteria della Sora Rosa. L'arresto. Non era molto che Monti aspettava, quando Curzio giunse nell'osteria. Entrato appena, il giovane scultore si assicurò con un'occhiata di tutte le persone ch'erano l

Il padrone del ciuco entrò nell'osteria, e ne uscì con un cameriere in abito nero e sparato bianco, che pareva un signore. Aveva anche un temperino in mano, e sorrideva di quei due villani, e dell'asino, e del male, e di tutto.

Perchè alle volte, senz'accorgermene, cascavo per la strada, e mi addormentavo... e mi trovavano addormentato lungo i muri, sugli scalini delle porte: e spesso... dice... mi pigliavano le convulsioni: poi perchè i ragazzi mi davano noia... Una sera un branco di ragazzi mi si avventarono addosso verso le Loggie del Mercato Nuovo, mi portarono a forza di spinte nell'osteria dell'Impannataccia; l

Cantoni, rinvenuto dalla distrazione de' suoi pensieri, e vedendosi davanti quel coso in cappello di paglia in tale notte che facea da militare, diede in uno scoppio tale di risa da svegliare quanti si trovavano dormendo nell'osteria.

Il rovescio toccato alla camorra e quindi ai borboni clericali nell'osteria della bella Giovanna, sventò la grande congiura della parte a noi avversa in Napoli e salvò forse la causa d'Italia, gi

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