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Aggiornato: 15 giugno 2025


Quel giorno che le tombe credute di Hudson Low, e i veterani di Napoleone erano ancora di l

Si può amare Napoleone? Potr

Aggiunge la favola, che il lupo passò, e rimase preso; forse non è probabile, che passi Napoleone; staremo a vedere.

Il poeta Lodovico Savioli, nel 1803, salutava in Napoleone "il guerrier della vittoria alunno;" Luigi Lamberti "l'eroe dei Numi amor," e infine esclamava: Fondar popoli e far con sante leggi La virtute reina e il vizio domo, Impresa è sol d'immortal Nume, o d'uomo Che a Nume si pareggi.

Il passeggio delle Alpi colla ferrovia Fell è una cosa imponente: il pauroso che si affaccia al vagone in tal traversata, son persuaso, che passa un cattivo momento: ma per noi, che tanto poco curiamo i pericoli, vi assicuro che è uno dei più attraenti spettacoli. Trovarsi in cima a burroni tanto scoscesi da perder gli occhi per volerne rintracciare la fine, vedere ogni tanto qualche picco, passare in mezzo a una neve perenne, osservare le centinaia di croci che in ricordo di disgrazie avvenute son seminate lungo la via, ti da un ebbrezza da farti pigliare la vertigine. Ah! potenza del progresso!... Quell'Alpi che Annibale e Napoleone giunsero solamente a valicare con tanta iattura dei suoi, or si sorpassano in poco più di quattro ore, e, quando sar

Il Monti aveva celebrato nel vincitore di Marengo il liberatore d'Italia: Il giardino di Natura No, pei barbari non è. Ma nella sua visione presentendo in Napoleone l'ambizione di diventar Sovrano, gli fa consigliar da Dante d'impadronirsi della signoria: Vate non vile Scrissi allor la veduta meraviglia E fido al fianco mi reggea lo stile Il patrio amor che solo mi consiglia.

Non si manifesta punto il senso profondo della scienza storica, quando gli stessi fatti, che pel severo pensatore racchiudono le leggi morali della vita dei popoli, vengono giorno per giorno usati e abusati dalla gente frivola allo scopo di esercitare l'arguzia o di palliare le magagne moderne con l'esempio delle malefatte antiche. Molto tempo prima che apparisse il libro di Napoleone III, era gi

Napoleone ha riassunto l'epoca, allorquando pronunciò: che l'Europa nello spazio di quaranta anni sarebbe stata cosacca o repubblicana.

Cavour non ha forse compiuto mai nulla di così importante, come in quel mese autunnale in cui movendo la mano dalla sua tranquilla Leri stornò i disegni federalisti della diplomazia imperiale. Ma anche Napoleone III riprese subito il senso netto dell'uomo di stato; e comprese, che nessuna potenza al mondo era in grado di contenere il movimento unitario nell'Italia centrale, tanto meno egli stesso, che aveva testé sguainato la spada pel principio del non intervento. La piega decisiva corse in senso affatto contrario al punto di partenza del 1859. Thouvenel, l'amico magnanimo dell'Italia, assunse il ministero degli esteri, e il trattato di commercio con l'Inghilterra corroborò alla corte delle Tuileries la vittoria delle idee liberali. Il 31 dicembre 1859 l'imperatore scrisse al papa la famosa lettera: «i fatti hanno una logica inesorabile»; la rinunzia alle Legazioni fu tenuta una necessit

Nei giorni che Napoleone ritornò da Mosca, il generale Mallet una mattina evase dal manicomio di Parigi dov'era rinchiuso. Propalò la favola, che l'imperatore era caduto: da un momento all'altro la macchina di quel potente impero dispotico si rifiutò di funzionare. Funzionari e ufficiali s'inchinarono al pazzo, il quale osò dichiarare: «il governo sono io!». Il prefetto della Senna dispose la sala del consiglio, in cui si sarebbe adunato il governo provvisorio di Mallet: un ministro fu tenuto sotto catenacci e serrature; le truppe della guardia aprirono la prigione ai compagni della cospirazione. Quando l'imperatore venne a sapere con quale illimitata potenza era venuto fatto a un pazzo di comandare una mattina sulla capitale a sua posta, esclamò sdegnato: «Un uomo qui è tutto? I giuramenti, le istituzioni non contano nulla?». Era passato da allora un lungo tempo, in cui pareva che la vita parlamentare si sostenesse sulla libera cooperazione del popolo o almeno della classe dominante. Eppure la sostanza di questo stato era rimasta dispotica, il governo si teneva in lotte incessanti con l'umore mutevole della societ

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