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Aggiornato: 15 giugno 2025
Giunto a casa, in via Monte Napoleone, Roberto si fermò un minuto a scherzare col bimbo della portinaia, e quindi fece in quattro salti le scale. Il servo, che venne ad aprirgli l'uscio, gli disse: Il padrone la prega di passar subito nel suo studio. È gi
Nelle complicazioni d'Italia e d'Oriente Napoleone III aveva apportate alcune idee notevoli; e così pure le imprese oltremarine di quel tempo s'ispirano evidentemente a un pensiero serio.
S'invocava dovunque la giustizia del Generale francese. Napoleone comprese che quest'era un'opportunissima occasione per rinfrancarsi la simpatia degl'italiani. S'egli venne accolto in Milano colle acclamazioni d'un liberatore, alcune citt
Alessandro ne sapeva qualcosa. Napoleone ed il re di Napoli essi pure. Vada! Voi passerete in seguito dal mio segretario, il quale vi dar
Difatti dopo le vittorie di Solferino e di S. Martino l'imperatore Napoleone mandava all'imperatore d'Austria una proposta di armistizio. Il giorno 8 di luglio in seguito ad una conferenza dei commissari incaricati venivano regolate le condizioni dell'armistizio stesso. Secondo questa convenzione la ripresa delle ostilit
Ma l'armistizio nel pensiero di Napoleone segnava il preludio della pace; e a tal fine mandava a chiedere un convegno all'imperatore d'Austria che lo accordava. Il giorno 11 i due imperatori ebbero una conferenza a Villafranca, nella quale furono fissate le basi del trattato di pace, a concludere il quale fu incaricato il principe Girolamo Bonaparte.
Il bastimento approda alla scalinata, dalla quale egli s'imbarcò un giorno, colla sua guardia per la Francia, una scena questa, che la fantasia ricostruisce subito; quante volte infatti per tutto il mondo non abbiamo veduto questo quadro? «L'imbarco di Napoleone all'isola d'Elba». L'occhio intanto guarda in su verso la gloriosa citt
Rifiutato categoricamente il progetto di Rattazzi, la netta dichiarazione della Francia costrinse il Governo italiano a dichiarare di voler mantenere la convenzione. Il 19 ottobre, l'Imperatore mandò un ultimatum a Firenze; il suo rappresentante dichiarò a Rattazzi che Napoleone esigeva una prova della sincerit
È male, lo capisco, ma infine, non tutti hanno la memoria di Napoleone il Grande.
Sopravvenne una nuova rivoluzione, la più miserevole insieme e la più risibile della storia francese, a spazzare adunque gli ultimi rottami del secondo impero: sotto i nostri occhi si è terribilmente adempiuta la parola ammonitrice, che francesi di alto animo avevano da anni rivolta ai propri compatrioti: la Francia non può più tollerare rivoluzioni, non una più! La menzogna tessé sempre più fitto il suo velo intorno al capo dello sventurato popolo, sempre più vuoto e sfrenato crebbe il fragore della frase, sempre più lenti divennero i legami che incatenano la bestia nell'intimo dell'uomo, e in mezzo al mostruoso scompigliamento una sola cosa stava salda: che la Francia aveva bisogno della tirannide. Al despota eletto Napoleone, che aveva cercato di frenare la passione della nazione, seguì il despota Gambetta, che si elesse da sé e che scatenò tutti gli istinti selvaggi delle anime, fino a che non la propria forza dei francesi ma la spada germanica venne a detronizzare il tiranno. Vedemmo appresso con raccapriccio, come i vinti si sbranassero in una orrenda carneficina sotto gli occhi del vincitore, e come il partito trionfante usasse del suo ufficio di carnefice con una fredda crudelt
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