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Lo stesso impiegato del Weill-Myot avea avuto incarico di allettare la principessa a certe speculazioni. Sulle prime il Weill-Myot facea rimettere alla principessa grossi lucri, qual frutto di certe operazioni; ma quando essa vi ebbe arrischiati grossi capitali si propalò che le speculazioni, in cui s'era avventurata, andavano fallite.

Nei giorni che Napoleone ritornò da Mosca, il generale Mallet una mattina evase dal manicomio di Parigi dov'era rinchiuso. Propalò la favola, che l'imperatore era caduto: da un momento all'altro la macchina di quel potente impero dispotico si rifiutò di funzionare. Funzionari e ufficiali s'inchinarono al pazzo, il quale osò dichiarare: «il governo sono io!». Il prefetto della Senna dispose la sala del consiglio, in cui si sarebbe adunato il governo provvisorio di Mallet: un ministro fu tenuto sotto catenacci e serrature; le truppe della guardia aprirono la prigione ai compagni della cospirazione. Quando l'imperatore venne a sapere con quale illimitata potenza era venuto fatto a un pazzo di comandare una mattina sulla capitale a sua posta, esclamò sdegnato: «Un uomo qui è tutto? I giuramenti, le istituzioni non contano nulla?». Era passato da allora un lungo tempo, in cui pareva che la vita parlamentare si sostenesse sulla libera cooperazione del popolo o almeno della classe dominante. Eppure la sostanza di questo stato era rimasta dispotica, il governo si teneva in lotte incessanti con l'umore mutevole della societ

Ma il fatto si propalò, e si sparsero tante e tante voci strane in proposito, che non ardisco neppure menzionarvele... È stranodisse Emilia; «ma allorchè la signora Laurentini è di poi ricomparsa nel castello, non le ha parlato nessuno? Parlato! parlarlesclamò Annetta con ispavento. «No, no, e poi no, statene sicura. E perchè nodisse Emilia, bramando sapere qualcosa di più.