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Aggiornato: 18 giugno 2025


Gran fioritura di camelie dev'essere a Montecarlo; non è vero, Vaussana? E c'è poi sempre quell'abbondanza di belles-de-nuit? Non sono stato a Montecarlo; rispondeva Maurizio, schermendosi come poteva. Vi ho pur detto, generale, che ho fatto una punta fino a Genova. Ritorno offensivo, dunque? E come sono ora le genovesi? sempre belle?

Il Commendatore, dicevasi, fosse andato a Montecarlo da dove sarebbe tornato o presto o tardi secondo l'esito del giuoco al trenta-quaranta; e Balena, trovavasi dal innanzi al vicino stabilimento Salso-Jodico, per una breve cura, intesa alla demolizione, se possibile del suo esagerato ventre.

La leggenda delle tragedie che avvengono a Montecarlo le traversò per un istante la mente... Poi Anne-Marie, che non era mai stata seduta su un muro a mangiare arancie, alzò il visetto impiastricciato di sugo e di lagrime, e disse: Buono. Buono tutto. Piace tutto questo a Anne-Marie. Allora tutto piacque anche a Nancy.

Allora la nonna assaggiò la scarpetta e la trovò molto gustosa; eppoi l'altra scarpetta e la trovò eccellentissima anche lei. Eppoi Nancy dovette cominciar da capo ad assaggiare tutto: le braccia, e le guancie, e le scarpette... Così i giorni passavano affaccendati, pieni di importanti occupazioni. Aldo, da Montecarlo, scriveva che il «sistema» era impareggiabile.

A Montecarlo la Roulette la folle Lorelei del Mezzogiorno, dagli occhi verdi, dalla voce d'oro mi attira e mi incanta! Le ho gettato, or non è molto, nella avida gola insaziata tutti i denari su cui potevo mettere le mie piccole mani bianche. «E sono una sognatrice.

E sarebbe partito il più presto possibile. Non ditene una sillaba a nessuno, disse. De Cesari raccomandava sopra tutto che non se ne parlasse. Capirete. Se tanta gente lo sapesse, Montecarlo non esisterebbe più. E allora tutto sarebbe guastato. Non dissero una sillaba a nessuno; ma cominciarono subito i preparativi per la partenza di Aldo. Non mi fermerò più di un mese per volta, disse lui.

Ritornò depresso e sfinito; io, frattanto, avevo fatto amicizia colla moglie del prestinaio. Era una tedesca, grassa e bionda e mite. Le raccontai la nostra Storia del Lupo: che io ero una poetessa, e che ero stata ricevuta dalla Regina; e poi tutta la storia di Montecarlo.

Un giorno, dopo lunga assenza, entra al caffè con la faccia stravolta. Qualche altra perdita enorme? gridano gli amici. Eh, lasciatemi stare! non me ne va una di bene. Torno adesso da Montecarlo. Sono rimasto un'ora nella sala da gioco e, ogni volta che girava la pallina, dicevo: adesso vien rosso ora, vien nero.... ebbene, ho indovinato trenta volte di seguito.

A questo punto la portinaia, l'unico cameriere promiscuo di Alfredo, reca ridendo una lettera; una sola, oggi, dice, miracolo. Meglio, sorse a dire Alfredo, che così potrò rispondere alle precedenti di maggiore impegno. Vediamola dunque, anche questa unica lettera: Gentile Signor Alfredo, Da Montecarlo, fine Settembre 18...

«Voglio che ella venga a parlare con mio marito», dissi, «che da quattro giorni... Venga... Lo conosce... L'ha visto a Montecarlo. Si chiama Aldo Della Rocca». «Come? Della Rocca? Quell'angelo di napoletano? Quell'Apollo del Belvedere? Ma sicuro che lo conosco! E dov'è? Cosa fa qui?» «Venga a vedere», dissi.

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