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Aggiornato: 19 giugno 2025


CRISAULO. Aimè! Dolce mia luce, quando mai resterai di tôrti in gioco questa mia miser'alma? e quando avranno mai fin tante passioni? e le cocenti fiamme fian spente? e quando fia mai vinta da pietá cosí dura altera mente? o di me sazia quella cruda voglia? Certo, non mai; ché la mia sorte è tale ch'io sempre peni.

Il genio, mi pare a me, dovrebbe consistere nel dir chiaramente le cose più difficili ad essere pensate da altri, non nel paccucchiare delle frasi con delle parole assurde.

Perché? perché sonno affogati e annegati nel Sangue, dove truovano l'affocata mia caritá; la quale caritá è uno fuoco, che procede da me, che rapisce il cuore e la mente loro, acceptando el sacrificio de' loro desidèri. Unde si leva l'occhio de l'intellecto specolandosi nella mia Deitá, dove l'affetto si notrica e si unisce, tenendo dietro a l'intellecto.

Avete fatto male a non sparire con me nell’ascensore, mentre Lord Pepe si era lasciato invogliare alla danza dagli assonnati ballabili di quel pianoforte in sordina.

Alfine Paolo alzò gli occhi verso di lei, la guardò con le pupille dilatate e fisse: Infine io avrei oggi il diritto di farti parlare. Il tuo contegno verso di me è stato sempre così strano e inesplicabile che anche prima d'ora, oh! molte volte avrei voluto chiedertene il motivo: ma i tuoi occhi eran così belli che l'inchiesta mi moriva sempre su le labbra sopraffatta dalle parole passionate. Che cos'

Non dubitate di Dio! rispose egli con piglio solenne. Non ne dubitate, ora mai. È un vecchio che ve ne prega, un vecchio al quale è stata negata la sua parte di gioia, un vecchio che aspetta ancora ogni cosa da lui. Ed ora io vi dirò quello che chiedevate pur dianzi; chi ha fede in me, è degno della mia fede, e poichè il mio segreto morr

Ah io sono infelice... un povero infelice... il più povero e il più infelice uomo della terra... quello che non ha pane, che non ha tetto, che chiede l'elemosina, nella via, è meno miserabile di me... io ho perduto tutto... tutto è finito...

«Se la lucerna che ti mena in alto truovi nel tuo arbitrio tanta cera quant’ è mestiere infino al sommo smalto», cominciò ella, «se novella vera di Val di Magra o di parte vicina sai, dillo a me, che gi

Stasera tornerò qua sopra: tu lo permetti, non è vero? Gli occhi di Lidia brillarono: ella stava non seduta, ma appoggiata al letto, colle gambe stese, il busto ritto, la testa in avanti verso di me. Io l'avvicinai sorridendo. Te ne avrei pregato, risposi. E aggiunsi in tono ilare: Dunque, grandi mutamenti su tutta la linea? Gite, conoscenze, feste, visite?...

Ma nell 'ultima bolgia de le diece me per l'alchimia che nel mondo usai danno` Minos, a cui fallar non lece>>. E io dissi al poeta: <<Or fu gia` mai gente si` vana come la sanese? Certo non la francesca si` d'assai!>>. Onde l'altro lebbroso, che m'intese, rispuose al detto mio: <<Tra'mene Stricca che seppe far le temperate spese,

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