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Aggiornato: 26 maggio 2025
<<Spirto>>, diss'io, <<che per salir ti dome, se tu se' quelli che mi rispondesti, fammiti conto o per luogo o per nome>>. <<Io fui sanese>>, rispuose, <<e con questi altri rimendo qui la vita ria, lagrimando a colui che se' ne presti. Savia non fui, avvegna che Sapia fossi chiamata, e fui de li altrui danni piu` lieta assai che di ventura mia.
Nella sua raccolta di romanzi contemporanei italiani, l’editore Brockhaus accoglie, per la seconda volta, l’opera d’un pistoiese. La scelta non è fatta a caso. Come la Montagna Pistoiese è forse, con la Montagna sanese, il luogo d’Italia ove si parla più schietta, più viva, più poetica la nostra favella, così è lecito supporre che i più efficaci scrittori di questa favella abbiano a ritrovarsi fra pistoiesi e sanesi. Giuseppe Tigri è nato in Pistoia nel 1806; nè solo nacque in Pistoia, ma vi si educò giovinetto, v’insegnò lettere, finch’ei venne dal governo italiano nominato ispettore delle scuole elementari per la sua provincia nativa. E alla sua citt
Gran bene aria fatto la gente di allora se tolto addirittura di mezzo il quasi avesse saltato il fosso rinnegando la Curia Romana. La Cronaca sanese di Neri di Donato gi
Questa è molto piú bella pazzia che quella che il Molza disse della donna sanese che gli pareva essere una vettina: essendo piú propio delle donne aver poco cervello che de' vecchi che, per mille ragioni, deveno essere savissimi. E non vorrei per cento scudi non poter contar questa pazzia alle veglie, al tempo dei carnovali. Or vengono in qua. Vediamo quel che dicono.
Tra l’altre vidi un’ombra ch’aspettava in vista; e se volesse alcun dir ‘Come?’, lo mento a guisa d’orbo in sù levava. «Spirto», diss’ io, «che per salir ti dome, se tu se’ quelli che mi rispondesti, fammiti conto o per luogo o per nome». «Io fui sanese», rispuose, «e con questi altri rimendo qui la vita ria, lagrimando a colui che sé ne presti.
<<Spirto>>, diss'io, <<che per salir ti dome, se tu se' quelli che mi rispondesti, fammiti conto o per luogo o per nome>>. <<Io fui sanese>>, rispuose, <<e con questi altri rimendo qui la vita ria, lagrimando a colui che se' ne presti. Savia non fui, avvegna che Sapia fossi chiamata, e fui de li altrui danni piu` lieta assai che di ventura mia.
Ma nell 'ultima bolgia de le diece me per l'alchimia che nel mondo usai danno` Minos, a cui fallar non lece>>. E io dissi al poeta: <<Or fu gia` mai gente si` vana come la sanese? Certo non la francesca si` d'assai!>>. Onde l'altro lebbroso, che m'intese, rispuose al detto mio: <<Tra'mene Stricca che seppe far le temperate spese,
Ma nell 'ultima bolgia de le diece me per l'alchimia che nel mondo usai danno` Minos, a cui fallar non lece>>. E io dissi al poeta: <<Or fu gia` mai gente si` vana come la sanese? Certo non la francesca si` d'assai!>>. Onde l'altro lebbroso, che m'intese, rispuose al detto mio: <<Tra'mene Stricca che seppe far le temperate spese,
Tra l’altre vidi un’ombra ch’aspettava in vista; e se volesse alcun dir ‘Come?’, lo mento a guisa d’orbo in sù levava. «Spirto», diss’ io, «che per salir ti dome, se tu se’ quelli che mi rispondesti, fammiti conto o per luogo o per nome». «Io fui sanese», rispuose, «e con questi altri rimendo qui la vita ria, lagrimando a colui che sé ne presti.
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